20 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Alessandro Barbera e Ugo Magri

La legge conferisce poteri estesi e fa temere conflitti tra organi di Stato. Mattarella non avrebbe ricevuto garanzie, dubbi sulla presidenza

La commissione d’inchiesta sugli istituti di credito, che la maggioranza giallo-verde ha messo in campo contro le malefatte vere o presunte dei banchieri, presenta diverse «criticità». In particolare, la legge istitutiva varata il 26 febbraio conferisce a questa commissione parlamentare dei super-poteri talmente estesi e così penetranti da far temere conflitti con altri organi dello Stato (per esempio, la magistratura inquirente), oltre che con le autorità europee di vigilanza. Ecco perché Sergio Mattarella non ha ancora promulgato la nuova normativa, resistendo al pressing del vicepremier Luigi Di Maio che già da tempo aveva designato il grillino Gianluigi Paragone alla guida del nuovo tribunale d’inchiesta. Prima di licenziare la legge, mettendoci in calce la firma, il Capo dello Stato attende di ricevere alcune garanzie e certi chiarimenti. Quali?
Il Quirinale non dà indicazioni al riguardo, anzi le bocche lassù sono particolarmente cucite. Da altre fonti, tuttavia, risulta con certezza che della questione banche si sia parlato ieri mattina in un lungo colloquio tra Mattarella e i presidenti delle due Camere. Anzi, tranne poche parole spese sul tema dell’autonomia regionale, l’oggetto vero della conversazione tra le cariche della Repubblica pare sia stato proprio lo «stress test» svolto dai giuristi del Colle sulla legge istitutiva della commissione d’inchiesta. Che diversamente da quella messa in piedi a suo tempo dal governo Renzi (ne fu presidente Pierferdinando Casini) avrà poteri da giustizia ordinaria e durerà non sei mesi ma per tutto l’arco dell’attuale legislatura. In pratica, con la licenza di picchiare duro e di colpire ovunque: basta scorrere, per averne la dimostrazione, l’articolo 3 della legge con quel suo lunghissimo elenco degli ambiti di indagine e delle competenze. Un altissimo esponente del mondo finanziario, che è molto addentro alla discussione in atto ma preferisce restare anonimo, paventa il rischio di una guerriglia condotta dall’attuale maggioranza populista e sovranista contro istituzioni vitali per il sistema creditizio, come la Banca d’Italia, o addirittura contro la Banca centrale europea. Sotto questo aspetto, la campagna elettorale per il Parlamento Ue potrebbe scatenare i peggiori istinti autolesionistici, innescando autentiche crisi finanziarie. E la tutela del risparmio rientra proprio tra quei valori costituzionali di cui il presidente della Repubblica è garante.
Secondo i soliti «spifferi» politico-finanziari, il via libera presidenziale non tarderà di molto. Sarebbe un colpo di scena se il presidente rinviasse la legge alle Camere, come pure sarebbe sua facoltà. Tuttavia Elisabetta Casellati e Roberto Fico hanno lasciato il Colle con il peso una «mission» a entrambi affidata: accertare che nei Regolamenti parlamentari di Senato e Camera esistano strumenti atti a a impedire esondazioni, in altre parole a prevenire eventuali danni che da un uso improprio della commissione potrebbero derivare a banche, famiglie e imprese. È qui che occorrono garanzie. Del presidente in pectore Paragone pare che, invece, non si sia parlato affatto, tantomeno siano circolati nel colloquio altri nomi più o meno titolati a guidare quell’organismo.

Visita inattesa
Caso ha voluto che, sempre ieri mattina, il governatore di Bankitalia sia salito pure lui al Quirinale. La circostanza ha fatto solleticato le fantasie, facendo ritenere a qualcuno che Ignazio Visco sia (o possa sentirsi) parte in causa sulla commissione d’inchiesta. In realtà, non è affatto così: il governatore si è presentato, come accade senza clamore un paio di volte al mese, per anticipare a Mattarella le nomine che avrebbe proposto in serata al Consiglio superiore di Bankitalia. Si tratta del nuovo direttore generale e dei suoi tre vice di cui uno, Federico Signorini, è da gennaio in attesa del timbro governativo. Ma pure qui, dopo un lungo gelo, la sensazione è che stia sbocciando la primavera.

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