Gli aiuti pubblici
Via libera della Commissione europea al finanziamento di 5,4 miliardi di aiuti pubblici, di cui oltre un miliardo destinati all’Italia, per il primo Ipcei («Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo») sull’idrogeno. Sono sei le imprese italiane partecipanti che hanno presentato le proprie idee insieme con altre 29 di 14 Stati membri della Ue (Austria, Belgio, Rep. Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna).
«Da Ansaldo a Fincantieri, Iveco Italia e Alstom Ferroviaria, fino a Enel e De Nora (in partnership con Snam) – a cui si aggiungono i due enti di ricerca Enea e Fondazione Bruno Kessler (FBK) – sono stati presentati investimenti in ricerca e innovazione ritenuti a livello europeo di elevata qualità — si legge in una nota del ministero dello Sviluppo economico — e pertanto considerati meritevoli di essere finanziati con una quota maggiore rispetto a quella destinata ad altre imprese europee».
«L’idrogeno ha un enorme potenziale per il futuro: è indispensabile per la diversificazione delle fonti energetiche e la transizione verde — aveva detto giorni fa Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza per la commissione Ue—. Investire in queste tecnologie innovative può però essere rischioso per i singoli Stati membri o le singole imprese. È qui che entrano in gioco le norme sugli aiuti di Stato per gli Ipcei».
La Gigafactory dell’idrogeno
Verrà realizzata una filiera della componentistica dedicata allo sviluppo di elettrolizzatori, celle combustibili, tecnologia per lo stoccaggio, trasmissione e distribuzione dell’idrogeno, fino agli elementi da utilizzare nel settore dei trasporti ma si implementerà anche la fase dei processi produttivi come la realizzazione di Gigafactory per la produzione di elettrolizzatori.
Si tratta di un progetto che prevede anche l’attivazione di 8,8 miliardi di euro di finanziamenti privati e che rientra tra le principali iniziative promosse dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. «In questa sfida che si sta giocando a livello europeo — ha dichiarato Giorgetti —, l’Italia può schierare in campo imprese ed enti di ricerca di eccellenza, con competenze e tecnologie all’avanguardia in grado di raccogliere le opportunità che provengono dallo sviluppo dell’idrogeno oltre a svolgere un ruolo centrale nel percorso di diversificazione energetica che si sta portando avanti».
Ansaldo
Il gruppo Ansaldo Energia affonda le sue radici nel 1853 a Sampierdarena, un quartiere di Genova, ed è oggi un attore internazionale nel campo della generazione elettrica, che fornisce all’industria un modello integrato, dagli impianti chiavi in mano, ai componenti (turbine a gas, turbine a vapore, generatori, microturbine), al service a supporto, fino alle attività nel campo dell’energia nucleare. È stata una divisione del gruppo Ansaldo, successivamente di Finmeccanica (ora Leonardo-Finmeccanica) fino a quando, nel dicembre 2013, quest’ultima ha deliberato la cessione (perfezionata nel 2017) di parte della propria partecipazione in Ansaldo Energia al Fondo Strategico Italiano. È oggi partecipata per l’88% da CDP Equity (Gruppo Cassa Depositi e Prestiti) e per il 12% da Shanghai Electric.
« Ansaldo Energia, con la sua controllata Ansaldo Green Tech, è una delle sei imprese italiane partecipanti al primo IPCEI sull’idrogeno che ha ottenuto il via libera della Commissione europea al finanziamento di 5,4 miliardi di aiuti pubblici, di cui oltre 1 miliardo destinati all’Italia — ha affermato la società —. Grazie a questi investimenti, Ansaldo Energia realizzerà una delle due prime giga-factory italiane per la produzione di elettrolizzatori presso la propria sede di Genova: una fabbrica che avrà una capacità produttiva di circa 300 MW e che entrerà a regime entro la fine del 2026».
«Accogliamo con grande soddisfazione l’ammissione del progetto di Ansaldo Energia al programma IPCEI relativo all’idrogeno — aveva commentato Stefano Santinelli, Chief of International and Business Affair di Ansaldo Energia, a margine del Business Forum Italia – Algeria —. È un primo importante passo verso una trasformazione che non può più attendere. Grazie a questi finanziamenti, Ansaldo Energia andrà a realizzare una delle due prime giga-factory italiane per la produzione di elettrolizzatori: una fabbrica che avrà una capacità produttiva di circa 300 MW e andrà a pieno regime entro la fine del 2026».
Fincantieri
Con una forte identità legata al mare , oltre 230 anni di storia e più di 7.000 navi costruite, la società Fincantieri ha avviato il primo cantiere nel 1780 a Castellammare di Stabia. Tra le imbarcazioni prodotte negli anni nei loro stabilimenti ci sono le icone della marineria internazionale quali l’Amerigo Vespucci, nave scuola dell’Accademia Navale Militare Italiana, e il transatlantico Rex, vincitore del premio «Blue Riband» per la più veloce traversata atlantica di una nave passeggeri. È oggi protagonista in Europa, è oggi quotata alla Borsa di Milano e controllata 71,3% da CdP Industria, finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti. il progetto IPCEI sviluppato da Fincantieri intende porre le basi per lo sviluppo e l’industrializzazione di diverse tecnologie legate all’utilizzo dell’idrogeno in campo navale e industriale. In questa fase stiamo avviando le relative attività di ricerca e sviluppo per le diverse possibili applicazioni, anche in attesa dell’effettiva finalizzazione normativa del progetto.
Per Fincantieri il progetto IPCEI «rientra nell’ambito del perseguimento di una politica di sostenibilità dei settori di business in cui siamo impegnati, che consiste nel creare le condizioni affinchè talune tecnologie emergenti, relative alla generazione di energia da fonti rinnovabili (che nello specifico riguarda l’impiego dell’idrogeno a bordo), siano sviluppate, customizzate e integrate nelle navi che realizziamo». L’effettivo impiego di queste tecnologie in futuro — ha spiegato Fincantieri — dipenderà anche da fattori esogeni, come la disponibilità e il costo dei vettori energetici oggetto dell’applicazione. Inoltre, «viste le grandi potenze installate nelle navi, riteniamo che far maturare e affinare le suddette tecnologie a bordo, nella misura in cui ciò contribuirà ad incrementare la domanda di idrogeno, favorirà l’accelerazione della produzione, distribuzione e l’impiego di questo vettore energetico nel settore marittimo. Il progetto IPCEI nel suo complesso si articola in 3 direttrici: due verticali, nel merito delle quali ci occuperemo della customizzazione per il settore marittimo di due soluzioni tecnologiche legate alla generazione di potenza, e una “orizzontale” nell’ambito della quale integreremo queste tecnologie in progetti di navi da crociera con lo scopo di realizzare delle soluzioni di generazione ibrida. Queste unità, infatti, presentando una variabilità di cicli operativi (le soste nei porti si alternano ai periodi di navigazione), rappresentano un interessante campo di applicazione delle suddette soluzioni per fornire una risposta efficace agli obiettivi di decarbonizzazione».
Iveco Italia
Nasce nel 1975 dalla fusione di 5 diversi marchi (Fiat Veicoli Industriali, OM, Lancia Veicoli Speciali, Unic e Magirus-Deutz, la società di veicoli commerciali Iveco (acronimo di Industrial Vehicles Corporation), per opera dell’ingegnere bresciano Bruno Beccaria, primo amministratore delegato. Oggi il gruppo ha impianti produttivi in Europa, Cina, Australia, Argentina, Brasile e Africa ed è presente, con le proprie strutture commerciali, in più di 160 paesi, con circa 5.000 punti vendita e assistenza. La produzione mondiale si aggira intorno ai 150.000 veicoli commerciali l’anno con un fatturato di circa 10 miliardi di euro.
Iveco Group, con i suoi brand Iveco e Iveco Bus nei loro centri produttivi e di ricerca e sviluppo in Italia, Spagna e Repubblica Ceca, nel quadro del progetto europeo IPCEI Hy2Tech lavorerà – fa sapere la società – per progettare, sviluppare e testare nuovi veicoli per il trasporto di persone e merci alimentati ad idrogeno tramite celle a combustibile (denominate Fuel Cell). «Le attività previste all’interno del progetto IPCEI Hy2Tech su questo tipo di mezzi ad idrogeno (denominati Fuel Cell Electric Vehicle – FCEV) partiranno dalla definizione dei nuovi requisiti e delle esigenze a livello di sistema, per poi passare alla ricerca e sviluppo di nuove architetture veicolari, all’allineamento dei processi per lo sviluppo di nuove tecnologie e per la loro industrializzazione finale. In questo modo Iveco Group contribuirà alla creazione e allo sviluppo dell’intera catena del valore dell’idrogeno a livello nazionale ed europeo, fornendo soluzioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi della Commissione Europea in termini di neutralità climatica — ha aggiunto — . Per raggiungere questo traguardo, all’interno del progetto IPCEI Hy2Tech Iveco Group collaborerà con diversi partners attivi sia nella produzione che nella distribuzione dell’idrogeno, per rafforzare e promuovere lo sviluppo dell’intera filiera».
Alstom ferroviaria
Alstom è un gruppo industriale francese che opera nel settore della costruzione di treni e infrastrutture ferroviarie. In Italia produce treni da 160 anni, sistemi di segnalamento da 90 anni e sistemi di trazione da 60 anni. Con solide radici nella storia industriale italiana, impiega oggi 3.500 persone e ha 10 siti e oltre più di 35 depositi su tutto il territorio nazionale. La società vanta, inoltre, due centri competenza globale: uno a Savigliano (CN) per i treni Avelia Pendolino ad alta velocità e l’altro Bologna, per il segnalamento ferroviario e i sistemi di supervisione del traffico.
« Siamo lieti che l’Unione Europea abbia convalidato i progetti promossi da Alstom nell’ambito del programma IPCEI, che andranno a strutturare un ecosistema dell’idrogeno su scala europea – ha affermato la società —. Tra i progetti selezionati dall’UE, Alstom vanta diverse innovazioni tecnologiche nel campo della mobilità a zero emissioni, sia per i servizi ferroviari di trasporto passeggeri che per quelli di trasporto merci». La società «è impegnata nel sostenere la sfida verso una mobilità sostenibile. Il gruppo è l’unico operatore ferroviario che oggi offre un’ intera gamma di soluzioni a trazione ecologica e una tecnologia a celle a combustibile di proprietà dell’azienda, oltre a disporre di treni a idrogeno per il trasporto passeggeri».
Enel
Nasce nel 1962 l’Ente nazionale per l’energia elettrica (Enel) riunendo oltre un migliaio di operatori del settore, partendo dall’idroelettrico. La crisi energetica arrivata nel decennio successivo l’ha portata a esplorare varie fonti di energia (nucleare compreso) fini ad arrivare oggi alle rinnovabili. «Abbiamo installato una delle più grandi centrali idroelettriche nel suo genere, la prima centrale solare allacciata alla rete, la prima centrale fotovoltaica e il primo parco eolico in Italia — si legge sul sito della società —. Quando il mercato elettrico italiano è stato liberalizzato, siamo diventati un’azienda privata concentrata sulla produzione, la distribuzione e la fornitura d’energia». Oggi, inclusa nell’indice di sostenibilità del Dow Jones, punta verso l’innovazione ela sostenibilità aderendo anche al Global Compact delle Nazioni Unite e investendo in Enel Green Power. L’Hydrogen Industrial Lab di Enel Green Power è tra i progetti italiani beneficiari del finanziamento IPCEI Hy2Tech ed è concepito nell’ambito di Nexthy, l’iniziativa dell’azienda nata per accelerare l’implementazione delle tecnologie e del business dell’idrogeno verde, è un laboratorio d’innovazione su scala industriale che sorgerà in Sicilia tra i comuni di Sortino e Carlentini (SR). Il laboratorio faciliterà la collaborazione con startup e player globali per sviluppare, sperimentare e validare nuove tecnologie di produzione e stoccaggio di idrogeno verde in maniera integrata con il business, con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dei costi di questa tecnologia, necessaria per favorire la decarbonizzazione di quelle industrie in cui l’elettrificazione diretta non è tecnicamente efficiente o economicamente conveniente. Si tratta di un progetto ambizioso che garantirà una riduzione delle emissioni di CO2 dei partner: grazie all’accordo con Sapio, infatti, con l’Industrial Lab NextHy, l’idrogeno verde prodotto sarà utilizzato da aziende che guardano a questa fonte rinnovabile come la soluzione per la decarbonizzazione dei propri processi produttivi. Il laboratorio ospiterà sperimentazioni nei campi degli elettrolizzatori, dei sistemi di stoccaggio e dei componenti accessori come, ad esempio, compressori, strumentazione, valvole, nuovi materiali e tutto ciò che è necessario per movimentare l’idrogeno e sarà alimentato completamente da energia verde attraverso l’impianto eolico di Carlentini, connesso alla rete elettrica.
De Nora con Snam
Nel programma europeo Ipcei Snam (uno dei maggiori operatori di infrastrutture energetiche a livello internazionale) supporterà De Nora nella realizzazione di una gigafactory italiana di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde. De Nora, azienda italiana con quasi un secolo di storia, da poco quotata in Borsa è leader mondiale nelle tecnologie per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili. Nel 1969 il Gruppo inizia la sua espansione territoriale e nel 2015, inizia a focalizzare l’espansione della propria attività nel settore del trattamento e della sanificazione delle acque e delle acque reflue, dando vita al Business Water Technologies. È nel 2021 che Snam, compra da Blackstone la sua intera partecipazione in De Nora, per diventare il partner industriale che accompagna l’azienda nella sua crescita verso la transizione energetica, facendo leva sul portafoglio di soluzioni per la produzione di idrogeno verde. Snam d’altro canto, è il principale operatore europeo nelle infrastrutture energetiche. Fondata ne 1941, si occupa di trasporto, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale. é molto attiva anche nelle iniziative per la transizione energetica, dal biometano all’idrogeno, dall’efficienza energetica alla mobilità sostenibile.