23 Novembre 2024
idrogeno

idrogeno

La Commissione europea ha pubblicato gli atti delegati con la proposta tecnica che definicse cos’è l’idrogeno verde, cioè prodotto da fonti rinnovabili

Dopo lunga attesa, la Commissione europea ha pubblicato la proposta di criteri tecnici per definire l’idrogeno “verde” e rinnovabile nell’Ue. L’idrogeno potrà essere definito green se prodotto con elettricità rinnovabile, ma anche con elettricità a bassissima intensità di emissioni, vale a dire con mix energetici con una forte incidenza del nucleare. I criteri sono necessari per il conteggio dei target di energia rinnovabile degli Stati membri.
La Commissione europea ha impiegato oltre sette mesi per trovare un equilibrio tra le richieste di Paesi come la Francia di veder riconosciuto l’idrogeno da nucleare, e la Germania, contraria. La tensione si è manifestata il 7 febbraio, quando il relatore dell’Europarlamento sulla nuova direttiva energie rinnovabili, il popolare tedesco Markus Pieper, ha bloccato l’iter legislativo della proposta fino a quando non fossero stati disponibili i criteri tecnici. L’Ue mira a raggiungere 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile importato entro il 2030, come stabilito con il piano REPowerEu.
Gli atti adottati oggi saranno trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio, che hanno due mesi di tempo per esaminarli e accettarli o respingerli. Su richiesta di una o dell’altra istituzione, il periodo d’esame può essere prorogato di due mesi. Parlamento europeo e Consiglio non possono modificare gli atti loro sottoposti. L’obiettivo generale degli atti è offrire agli investitori certezza normativa. Inizialmente trascurabile, la domanda di energia elettrica per la produzione di idrogeno aumenterà intorno al 2030 con la diffusione in massa di elettrolizzatori su larga scala.
La Commissione stima in 500 TWh circa di energia elettrica da fonti rinnovabili il fabbisogno necessario per centrare l’obiettivo. L’atto delegato prevede diversi modi in cui i produttori possono dimostrare che l’energia elettrica da fonti rinnovabili impiegata per la produzione di idrogeno rispetta le norme in materia di addizionalità. Prevede altresì criteri atti a garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto soltanto quando e dove è disponibile una quantità sufficiente di energia rinnovabile locale (la cosiddetta correlazione temporale e geografica).Viene prevista una fase di transizione per l’introduzione degli obblighi di “addizionalità” per i progetti relativi all’idrogeno che entreranno in funzione entro il 1º gennaio 2028.
La fase di transizione corrisponde al periodo in cui saranno potenziati e immessi sul mercato gli elettrolizzatori. I produttori di idrogeno potranno associare la produzione di idrogeno alle energie rinnovabili per cui hanno stipulato contratti collegandole su base mensile fino al 1º gennaio 2030. Gli Stati membri avranno tuttavia facoltà d’introdurre norme più rigorose in materia di correlazione temporale a partire dal 1º luglio 2027.Gli obblighi inerenti alla produzione di idrogeno rinnovabile varranno sia per i produttori dell’Unione sia per i produttori di paesi terzi che intendono esportare nella Ue idrogeno rinnovabile che sia conteggiato ai fini del conseguimento degli obiettivi dell’Unione in materia di energie rinnovabili.
Grazie a un sistema di certificazione basato su sistemi volontari, i produttori, siano essi della Ue o di paesi terzi, potranno dimostrare, in modo semplice e immediato, la conformità alla disciplina europea e commerciare idrogeno rinnovabile nel mercato unico.Il secondo atto delegato tiene conto delle emissioni di gas a effetto serra durante l’intero ciclo di vita dei carburanti: a monte, in fase di prelievo di energia elettrica dalla rete, in fase di lavorazione e in fase di trasporto del carburante al consumatore finale. E precisa il metodo di calcolo delle emissioni di gas a effetto serra dell’idrogeno rinnovabile o dei suoi derivati in caso di coproduzione in un impianto che produce carburanti fossili.
Le norme prospettate sono rivolte a un mercato emergente che deve svilupparsi e consolidarsi. Gli elettrolizzatori attuali contano per 160 MW circa, per la maggior parte in impianti dimostrativi. L’impianto più grande attualmente in costruzione è da 20 MW. La strategia Ue per l’idrogeno mira a ottenere 6000 MW di elettrolizzatori alimentati da energia elettrica rinnovabile entro il 2025. Quanto al fatto, importantissimo per la Francia, di considerare “rinnovabile” l’idrogeno prodotto a partire da energia nucleare, Bruxelles ha spiegato che gli atti delegati proposti discendono dalla direttiva sull’energia da fonti rinnovabili, che non annovera il nucleare tra le fonti energetiche rinnovabili.
Nel pacchetto su idrogeno e decarbonizzazione dei mercati del gas proposto a dicembre 2021 e attualmente in fase di negoziazione fra i colegislatori, la Commissione ha proposto di definire l’idrogeno a basse emissioni di carbonio come «idrogeno ricavato da fonti non rinnovabili che durante l’intero ciclo di vita produce emissioni di gas a effetto serra inferiori di almeno il 70% a quelle del gas naturale fossile». La proposta della Commissione chiede che entro il 31 dicembre 2024 siano adottati atti delegati che specifichino la metodologia per valutare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuta grazie ai combustibili a basse emissioni di carbonio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *