24 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

economia

di Raffaele Ricciardi

Trump e le strette monetarie della Fed spingono il dollaro, mentre i mercati emergenti si affidano alla ripresa delle materie prime

“Il 2016 sarà ricordato per gli sconvolgimenti politici”, dice Stephanie Flanders J.P. Morgan Asset Management. “Il voto favorevole all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e l’elezione di Donald Trump evidenziano infatti l’insoddisfazione nei confronti dei partiti e dei politici tradizionali. Gli investitori lo ricorderanno probabilmente anche come l’anno in cui sono cessati i timori di deflazione globale”. Ma il 2017 rischia di avere parimenti la politica al centro dell’agenda, capace di indirizzare quanto accade sui mercati finanziari. Philip Saunders di Investec lo presenta, a livello macro, “come un anno memorabile, in cui – per una volta – la crescita globale supererà le aspettative di cambiamento invece che disattenderle”. Anche se non manca chi solleva dubbi strutturali, come Witold Bahrke di Nordea: “Il ciclo economico è ampiamente entrato nella fase di rallentamento, con un calo degli utili e una svolta graduale nel ciclo del credito. Al contempo, la politica monetaria è giunta a un crocevia, con un modesto inasprimento nel caso della Fed e scarsa efficacia per Bce e BoJ. Di conseguenza, i rischi macroeconomici aumentano di pari passo con la maturazione del ciclo economico”.
Quel che è certo è che la politica continuerà a segnare la rotta. Secondo Deutsche Bank, “gli argomenti più sensibili per la Ue saranno la politica sui rifugiati e le relazioni con la Turchia, i problemi di sicrezza/Difesa e le tematiche inerenti il commercio – che l’accomunano agli Stati Uniti – così come l’impostazione delle politiche fiscali nazionali e le regol fiscali dell’Eurozona”. Da Amundi pronosticano un “anno più complesso del 2015 e del 2016. Tuttavia, non si può negare che i negoziati riguardo alla Brexit, (con dei rischi per il Regno Unito ma anche per la coesione politica dell’Unione europea), la situazione della Cina (bolla creditizia, politica sui tassi di cambio e politica di liberalizzazione sul conto capitale), i limiti delle politiche monetarie e le prospettive di cambiamento dell’orientamento delle politiche di bilancio e fiscali (con gli Stati Uniti che probabilmente faranno da apripista con la nuova leadership)” e le elezioni Ue “determineranno probabilmente cambiamenti significativi”. Proprio sugli appuntamenti elettorali punta il dito Eurizon Capital: “L’Eurozona affronterà un impegnativo calendario elettorale che riguarderà, nell’ordine, Olanda (marzo), Francia (aprile/maggio) e Germania (probabilmente settembre). All’elenco si potrebbe aggiungere l’Italia. L’incertezza politica può compensare lo stimolo monetario, ma appare in buona parte scontata sia dall’andamento dei mercati negli ultimi mesi, sia da previsioni macro prudenti. Il consenso di mercato prevede al momento una crescita 2017 in rallentamento da 1,6% (dato 2016 non definitivo) a 1,4%. Sembrerebbero esservi quindi spazi di revisione verso l’alto per la crescita e per i mercati”.
Chris Probyn, capo economista di State Street ricorda che “l’austerità è meno pronunciata nell’Europa continentale. Il Regno Unito sta posticipando il suo piano di ritorno a un surplus di bilancio dopo il risultato del referendum sull’uscita dall’Unione Europea”. Un trend alimentato dal Fondo Monetario Internazionale che “ha approvato un aumento della spesa pubblica, affermando di recente che il sostegno fiscale ‘resta essenziale per generare momentum ed evitare un calo duraturo delle aspettative di inflazione a medio termine'”. Nell’Eurozona, gli economisti di Unicredit si aspettano una crescita dei valori azionari: i settori della finanza e delle materie prime probabilmente andranno meglio degli altri, mentre potrebbero pagare un po’ settori che sono visti come dei sostituti dei bond quali le Tlc, le Utility e il comparto di cibo e bevande.
Aggiunge Rory Bateman di Schroders che ci possono essere “opportunità tra le rinnovabili e l’energia alternativa. Questo comparto spazia dalle automobili elettriche all’energia eolica ed è un’area dove serve una visione di lungo periodo, in quanto la tecnologia ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti. Il trend delle componenti elettriche nelle automobili e delle macchine automatizzate ha però sicuramente spazio per crescere. Per quanto riguarda l’energia eolica, le incertezze seguite all’elezione di Trump negli Usa hanno creato l’opportunità di acquistare titoli a valutazioni più convenienti. Anche questo però è un tema di lungo termine e di respiro globale, che non dipende da un solo Paese. Un altro comparto dove vediamo delle opportunità è quello dei beni di lusso”.
Negli Usa, ricorda Moneyfarm, “la politica di Trump, principalmente focalizzata sugli investimenti infrastrutturali, sulla ripresa dell’economia interna e sugli sgravi fiscali per le imprese, potrebbe avere effetti positivi sull’economia americana”. Gli economisti si aspettano un Pil del 2,2% nel 2017, ma con un debito pubblico pari al 104.7% del Prodotto “non sarà impresa facile. Gli Stati Uniti possono diventare la vera grande locomotiva dell’economia mondiale nel 2017, ma solo attraverso una politica monetaria accomodante (ciò su cui il mercato scommette meno in questo momento) e un’economia basata sul libero scambio, lontana quindi dalle barriere in entrata di cui Trump ha spesso parlato in campagna elettorale”. Sullo sfondo, le tre strette monetarie pronosticate dalla Federal Reserve e la forza del biglietto verde: per Natixis “le politiche monetarie nel 2017 saranno divergenti, con tassi di interesse americani più alti. Poiché nelle altre aree le politiche non saranno in grado di sostenere la congiuntura, il dollaro sembra destinato a rafforzarsi”. Da Investec, Iain Cunningham “dopo il miglioramento delle condizioni finanziarie nell’ultimo anno, in cui i rendimenti dei titoli di stato e i tassi sui mutui sono scesi in maniera significativa”, vede “dei positivi segnali nella crescita del credito Usa e in particolare nel mercato immobiliare. Questo implica rendimenti più alti sui titoli di Stato americani a lungo termine e un dollaro più forte in futuro. Come risultato, molti settori che nel 2016 hanno fatto fatica sembrano offrire le opportunità più interessanti”.
Nei mercati emergenti, da Edmond de Rotschild “si prevede una crescita sostenuta (+4,7% nel 2017 e +4,5% nel 2018). Queste economie dovrebbero, in particolare, beneficiare di un aumento del prezzo delle materie prime. Allo stesso tempo, la crescita di questi mercati dovrebbe tuttavia essere limitata da incrementi insufficienti della produttività”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *