di Gianluca Luzi
C’è un fantasma che turba i pensieri del presidente del consiglio molto più che i “complotti” della sinistra Pd o l’inchiesta della Finanza che lambisce un esponente di primo piano del governo come Alfano, ed è la crisi delle banche. Tanto è vero che al salvataggio di alcuni istituti di credito ha dedicato un ampio passaggio del suo lungo intervento alla Direzione di ieri. La situazione delle banche fa paura: un contagio è possibile e su questo la Bce e il ministero dell’Economia lavorano per scongiurarlo. Ma ciò che davvero spaventa Renzi è l’ondata di rabbia e di sfiducia che può travolgere i piccoli risparmiatori che vedono azzerati i propri investimenti incauti, con conseguenze disastrose non solo per le loro finanze personali, ma anche per il consenso del premier. Quanti voti in meno al Pd avrà portato il crac dell’Etruria e delle altre piccole banche salvate dal decreto del governo? E la situazione sempre più critica di Mps? Ecco perché nell’intervento in Direzione Renzi ha sottolineato con forza che quel decreto è servito a salvare non le banche ma i correntisti e gli azionisti che avevano perso i loro soldi. Sono loro che votano ed è anche del loro voto che Renzi ha bisogno nel momento in cui affronta la battaglia più difficile dopo la sconfitta alle amministrative: il referendum costituzionale di ottobre. Dalla Direzione che ha visto come sempre confrontarsi le due posizione inconciliabili della maggioranza di Renzi e della minoranza di Bersani, è uscita una novità politica che potrebbe portare a qualche risultato sull’Italicum che Renzi dice di non voler cambiare. Il ministro Franceschini ha lanciato la possibilità di modificare il premio di lista in un premio di coalizione. Questo verrebbe incontro ai timori dei centristi e soprattutto della sinistra Pd. E potrebbe togliere Renzi dalla incomoda posizione di aver tutto da perdere in un ballottaggio con i Cinquestelle, ma di non poter avanzare la proposta di cambiare la legge senza fare la brutta figura di chi cambia idea di fronte alla sconfitta possibile. Tutto comunque dipende dal Referendum istituzionale. E se Renzi dovesse perdere non ci sarebbe solo l’Italicum da cambiare, ma anche un governo da trovare per gestire la fase che porterebbe alle elezioni anticipate.