22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Ernesto Galli della Loggia

Sarebbe da sciocchi non considerare quanto è appena successo in Francia: l’orrenda decapitazione di un insegnante la cui unica colpa era quella di aver mostrato in classe alcune caricature di Maometto. Nella meccanica dell’attentato c’è un particolare agghiacciante: il duplice ruolo degli studenti islamici del professore

In questioni come la concessione della cittadinanza a immigrati residenti legalmente in Italia è bene procedere con generosità avendo il coraggio di scommettere sul futuro. Se non vogliamo che il nostro Paese scompaia abbiamo bisogno di «nuovi» italiani. Ma sui criteri per la concessione è doveroso fare tesoro della lezione della realtà. A proposito ad esempio del cosiddetto «ius culturae» — cioè la proposta di dare la cittadinanza italiana a tutti i giovani stranieri esclusivamente sulla base della frequenza di un ciclo scolastico — sarebbe da sciocchi non considerare quanto è appena successo in Francia. Mi riferisco all’orrenda decapitazione ad opera di un terrorista islamico di un insegnante, Samuel Paty, la cui unica colpa era quella di aver mostrato in classe alcune caricature di Maometto nel quadro di una lezione sulla libertà di espressione.
Nella meccanica dell’attentato c’è un particolare agghiacciante: il duplice ruolo degli studenti islamici del professore. Dapprima, infatti, è una studentessa che denuncia alla propria famiglia il contenuto (per lei evidentemente scandaloso) della lezione cui ha assistito. Da qui parte un tam tam mediatico di mobilitazione islamista. Infine, poiché il terrorista ha deciso sì di trucidare quella persona ma non l’ha mai vista, e quindi non è in grado di riconoscerla, sono sempre due studenti di Samuel Paty che glielo indicano, ben sapendo — come gli inquirenti pare che abbiamo accertato — che l’uomo è lì per dare una lezione al povero insegnante.
Come si vede in queste faccende le cose sono assai più complesse di quanto la nostra mentalità illuminista è indotta a credere: forse a un ragazzo immerso in un ambiente inquinato dal fanatismo religioso non basta aver frequentato un ciclo scolastico per essere considerato immune da influenze perverse. Forse dare anche un’occhiata alla sua famiglia prima di dargli la cittadinanza non sarebbe male.

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