19 Settembre 2024

Per impedire, o almeno rallentare, il disastro climatico occorrono decisioni difficili e impopolari, impegni immediati per risultati a lunga scadenza

L’elenco dei flagelli estivi lo conoscete: venti improvvisi e spaventosi, grandine di dimensioni mai viste, caldo asfissiante, incendi devastanti, inondazioni ripetute, frane continue, siccità. Quello che non sappiamo è come reagiremo a tutto questo. È accaduto con la pandemia. Ognuno di noi credeva di sapere come avrebbe risposto all’emergenza. E spesso si sbagliava.
Siamo i cittadini degli Stati Esauditi d’Occidente, viviamo da decenni in pace e nel benessere. Se qualcuno riferisse ai disperati in partenza dall’Africa i motivi di conflitto su una spiaggia italiana — piccole scomodità, precedenze, spazi — rimarrebbero increduli, come se qualcuno descrivesse la vita su un altro pianeta. Una società come la nostra, preoccupata per l’effetto di una foto sui social, è pronta a rispondere alla catastrofe climatica in atto?
Purtroppo no, eppure dovrà farlo. Lo farà, tuttavia, con tempi e in modi sorprendenti. Due meccanismi psicologici domineranno la scena, nei prossimi mesi e anni: il fatalismo e la rimozione. Cos’è il fatalismo? La rassegnazione al destino. Talvolta può essere un segno di umiltà. Ma, più spesso, è una forma di ignavia.
Accettare gli eventi perché è faticoso cercare di cambiarne il corso: ecco cosa rischiamo. Per impedire, o almeno rallentare, il disastro climatico occorrono decisioni difficili e impopolari, impegni immediati per risultati a lunga scadenza. Tutti passi che la classe dirigente democratica, ormai, compie malvolentieri.
Ha scritto Jonathan Franzen in E se smettessimo di fingere?: «Se avete meno di sessant’anni, avrete buone probabilità di assistere alla totale destabilizzazione della vita sulla terra — carestie su vasta scala, incendi apocalittici, implosione di intere economie, immani inondazioni, centinaia di milioni di rifugiati in fuga da regioni rese inabitabili dal caldo estremo o dalla siccità permanente. Se avete meno di trent’anni, vi assisterete quasi sicuramente».
Il rischio di un governante che ripetesse queste cose, qual è? Apparire pessimista, pedante, penoso. Un profeta di sventura. Anche perché gli avversari sanno essere ottimisti, brillanti, divertenti. Cosa interessa, a certi personaggi e a certi schieramenti, se il mondo va alla malora? Loro devono vincere le elezioni oggi, non salvare la convivenza di domani. La visione, che importa? Contano le visualizzazioni.
Per questa gente, chiunque provi a lanciare l’allarme è un allarmista, chi segnala la catastrofe in arrivo è un catastrofista. Una bella giornata di sole dopo la tempesta è la prova che si torna alla normalità, e non c’è nulla, in fondo, di cui preoccuparsi. È un ragionamento ridicolo, ma chi cerca rassicurazione ci casca. Quando, nella notte tra lunedì a martedì, sono sceso e ho raccolto le bocce di grandine rotolate sotto il portico — mai visto niente del genere, e non sono giovane — ho pensato: vediamo se qualcuno proverà a dire che anche questo è normale.
È accaduto, ovviamente. Nelle conversazioni, sul web e su alcuni giornali è subito partito il coro: «Tempeste, grandine, alberi abbattuti. Queste cose d’estate sono sempre avvenute!». Seguito da un coro più piccolo (ma aumenterà di volume): «Colpa degli scienziati americani o cinesi. Qualche esperimento spaziale andato male!». Queste forme di rimozione sono commoventi o irritanti, dipende dal vostro umore (se avete l’auto bombardata dalla grandine o la casa minacciata dalle fiamme, non sarà buono). Ma vanno studiate.
Certi atteggiamenti, oltretutto, non sono nuovi. Gratta un negazionista climatico e quasi sempre scopri — in ordine cronologico inverso — un simpatizzante di Putin, un no vax, un ammiratore di Donald Trump. Questa stratificazione è significativa perché rivela una sezione della società che sarebbe pericoloso sottovalutare. Queste persone non sono poche, la loro incoscienza rischiamo di pagarla tutti. Ignorarle non si può, deriderle non si deve. Sono spaventate e vogliono essere rassicurate. A tutti i costi: anche se il prezzo sono le bugie, le favole, i complotti.
Cantavano i Kaiser Chiefs, qualche anno fa: «Due to lack of interest / Tomorrow is cancelled», a causa della mancanza d’interesse, il domani è cancellato.

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