Gli agricoltori vanno sostenuti o saranno messi in ginocchio dalla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina. E’ l’avvertimento di Stefano Patuanelli, convinto che “il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l’agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto – spiega – ci vuole supporto alle filiere e all’intero settore agroalimentare”. Il ministro dell’Agricoltura è intervenuto al convegno organizzato da Eunews (Gruppo Hub), dal titolo “Nuova Pac: quale futuro per l’agroalimentare europeo”. La guerra ha cambiato lo scenario e reso in parte superata la riforma della Politica agricola dell’Unione europea, che entrerà in vigore nel 2023 e introduce nuove regole sulle risorse da destinare alla tutela dell’ambiente con forte impatto sulla attività agricole, sull’allevamento e sulla sostenibilità stessa del settore. “Nessuno stato membro della UE può essere autosufficiente dal punto di vista alimentare, è stato un errore delocalizzare la produzione di materie primarie – dice Patuanelli – oggi questo è un tema che ci si pone davanti come criticità”. La prima sfida da affrontare, aggiunge il ministro, “è quella energetica: il punto è il costo della produzione”. Quanto alla necessità di aggiornare la nuova Pac, alla luce della crisi ucraina, Patuanelli osserva che “i piani strategici non si possono cambiare, ma forse è giusto valutare una messa in campo della riforma con una tempistica diversa, ad esempio una sospensione temporanea per alcuni aspetti o un’entrata in vigore posticipata di un anno della nuova PAC”. Scettico sull’ipotesi in uno slittamento è l’ex ministro Paolo De Castro, ora eurodeputato Pd: “Nessuno in Europa chiede un rinvio della PAC sulla base della guerra – assicura nel suo intervento – il problema dell’industria europea è che siamo troppo dipendenti dall’importazione di alcune materie prime, dobbiamo lavorare su questo nella logica della tutela della sicurezza alimentare”.