19 Settembre 2024
Lavoro Donna Computer

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Mondo produttivo in rivolta: nel settore alimentare a rischio 40mila posti di lavoro

Nell’anno dello scoppio della pandemia, il 2020, il tasso di occupazione femminile è sceso al 49% dopo che nel 2019 aveva superato per la prima volta la soglia del 50%. E soprattutto cala dopo sette anni di incrementi, quando nel 2013 si attestava al 46,5%. Penalizzate le donne con figli: sono impiegate il 25% in meno delle coetanee che non ne hanno. Rallenta anche la crescita delle imprese femminili, dopo un aumento costante dal 2014. Pochi progressi sul fronte delle dirigenti: nel 2020 non c’è alcuna donna amministratore delegato nelle grandi aziende quotate nella Borsa italiana. E’ quanto emerge dal Bilancio di genere 2021 che la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, presenterà in Parlamento nei prossimi giorni.

Giovani le più sfavorite
Cresce ancora il divario tra tasso di occupazione femminile e maschile che arriva a 18,2 punti percentuali.
Questa battuta d’arresto ha ripercussioni soprattutto laddove si registrano le maggiori criticità del mercato del lavoro italiano, che si riferiscono ai divari intergenerazionali e territoriali. Sono le donne più giovani, infatti, a registrare sia i dati più bassi sull’occupazione sia la riduzione più rilevante nell’anno della pandemia. Nel 2020 il tasso di occupazione delle donne tra i 15-34 anni è pari al 33,5%, mentre nel 2019 era pari al 35,9% (-2,4). Per donne tra i 35 e i 44 anni e tra i 45-54, il tasso si attesta, invece, al 61,7 e al 61,8% nel 2020, in riduzione rispetto al 2019 quando erano pari al 62,4 e al 62,3%.

Quasi 2 milioni di part time involontari

Per il 60% delle lavoratrici con il contratto part time, la riduzione dell’orario è una condizione subìta e non una scelta. La quota di donne costrette al part time è passata, tra il 2019 e il 2020, dal 60,8 al 61,2% contro una media Ue del 21,6%. Anche in questo caso la forbice è molto ampia: in termini assoluti sono 1.866.000 le donne con contratto part time involontario contro 849 mila uomini.
I 300 mila minori interessati dai congedi Covid sono stati presi in carico per il 79% dalle madri e per il 21% dai padri. Questo dato va letto insieme a quello dei congedi parentali: qui assistiamo a un miglioramento della quota di padri beneficiari che, nel periodo 2011-2020, è cresciuta dal 10,8 al 22,3 per cento.

Guerra: “In Italia figli e lavoro inconciliabili”
«Rispetto alle crisi precedenti – spiega la sottosegretaria Guerra – l’impatto di quella pandemica è stato particolarmente negativo sulle donne: si è tradotto non solo in una significativa perdita di posti di lavoro in settori dominati dalla presenza femminile, come il commercio e il turismo, ma anche in condizioni di lavoro peggiori, in una accresciuta fragilità economica e in un conflitto vita-lavoro ancora più aspro del passato».
A pagare di più sono le donne con bambini piccoli: «Sono numeri drammatici che evidenziano una discriminazione nella discriminazione – sottolinea Guerra – l’aggravarsi della situazione delle madri, soprattutto quelle più giovani, dimostra, come se ve ne fosse ancora bisogno, che al di là della retorica del sostegno alla maternità, nel nostro paese figli e lavoro continuano a essere largamente inconciliabili».

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