I conti e la trasparenza. Entro pochi mesi, l’Italia dovrà approvare la declinazione italiana di una direttiva europea sulle relazioni dei governi riguardo alle loro finanze

Sono partite da una decina di giorni una serie di audizioni di natura solo tecnica sulla finanza pubblica. Da una parte alcuni deputati e senatori delle commissioni Bilancio dei due rami del Parlamento. Dall’altra le relazioni di merito del direttore generale del Tesoro Riccardo Barbieri, della ragioniera generale dello Stato Daria Perrotta e di varie autorità indipendenti che hanno un ruolo nel monitoraggio dei conti pubblici: oggi tocca alla Banca d’Italia, in seguito sarà la volta dell’istituto statistico Istat e all’Ufficio parlamentare di bilancio. Il tutto senza tensioni, ma a porte chiuse.
Al centro dei lavori, l’adeguamento delle procedure italiane sulla finanza pubblica alle nuove regole europee. La versione rivista del atto di Stabilità in vigore da pochi mesi mette al centro del sistema un concetto finora mai usato a Bruxelles: l’andamento della spesa primaria netta strutturale, cioè la variazione della spesa (al netto di nuove eventuali entrate) senza contare gli interessi sul debito e gli effetti passeggeri della congiuntura. Quella «spesa netta strutturale» deve seguire una traiettoria tale che essa cresca più lentamente dell’economia; in sostanza la spesa pubblica dovrebbe scendere gradualmente in proporzione al prodotto lordo.
Ma poiché questo concetto è nuovo nella vigilanza europea dei conti pubblici, richiede nuove modalità di pubblicazione. Entro pochi mesi, l’Italia dovrà approvare la declinazione italiana di una direttiva europea sulle relazioni dei governi riguardo alle loro finanze. La direttiva richiede che ogni Stato dia conto ogni mese di aprile dell’andamento della spesa primaria netta dell’anno precedente e della sua previsione per l’anno in corso. Poco altro è obbligatorio. Invece il vecchio Documento di economia e finanza, che sta per andare in soffitta sostituito da un nuovo «Annual Progress Report», dà in realtà più informazioni: le previsioni del ministero dell’Economia sui conti dei tre anni a venire, sul costo degli interessi, sulle entrate e le grandi voci di spesa o le ipotesi sull’inflazione e la crescita, per esempio. L’Italia è sempre stata molto trasparente su questi aspetti. Ora è opportuno che lo rimanga, anche se una nuova direttiva europea sembra richiedere meno dati e limitati alla spesa primaria netta. A proposito: è opportuno anche che Bruxelles faccia sapere quale autorità indipendente (l’Istat, l’Upb?) comunichi i dati di questa «spesa netta» come oggi si fa con il saldo primario o il rapporto fra debito e Pil. Non può certo essere un governo a comunicare a se stesso il parametro sulla base del quale Bruxelles valuta il suo operato.