25 Novembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa

grillo

I vertici del Movimento prendono le distanze dall’analisi del voto elaborata dallo staff di comunicazione di Montecitorio. È polemica

ROMA

Senato contro Camera, Milano contro Roma, deputati contro senatori, ortodossi contro dissidenti. Insomma, tutti contro tutti. A quattro giorni dal voto delle Europee, il M5S appare incapace di riprendersi dalla delusione e ancora in preda al caos. Fratture e faide interne, evidenziate dal rimpallo delle colpe per la debacle elettorale, vengono ingrandite dalla pubblicazione di un documento top secret di analisi del voto realizzato dallo staff comunicazione Cinquestelle alla Camera. Lo scontro, stavolta, coinvolge proprio i comunicatori voluti da Gianroberto Casaleggio alla guida dei gruppi delle due Camere. Per una volta le divisioni tra gli allineati e i ribelli, che dopo il voto hanno rialzato la testa e puntano a un nuovo gruppo, vanno in secondo piano.

 

Il documento ufficiale dello staff contiene critiche esplicite sulla gestione della recente campagna elettorale e suggerisce una exit strategy: puntare sulla tv con una maggiore presenza nei tg; creare una sorta di «governo ombra» all’inglese per conquistare credibilità tra gli elettori; e modificare il sistema di selezione dei candidati. Inviato nei giorni scorsi al quartier generale di Milano, il documento dà una lettura in chiaroscuro delle Europee. Da una parte si sottolinea che «il MoVimento non è crollato» ma dà la colpa del flop agli italiani «che hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte» come avvenuto con «Mussolini e Berlusconi». Poi, si dà il via ad una disamina degli errori compiuti. Si parla di cattivo uso del mezzo televisivo. Si invita a «usare meglio la tv»: «I tg li guardano in 15/20 milioni di persone ogni giorno», molti più di talk show o trasmissioni. «Per far percepire l’affidabilità del M5S – si legge – non si possono più fare solo denunce senza affiancarle a proposte e soluzioni». E a tal proposito viene suggerita la presentazione di «una squadra di governo».

 

Dopo la pubblicazione dell’analisi, però, si scatena il caos. Fonti parlamentari del Senato lasciano trapelare che il documento elaborato alla Camera ha mandato su tutte le furie Casaleggio e Beppe Grillo. I due cofondatori non condividono l’invito a puntare sulle tv e sarebbero rimasti allibiti da «critiche che mettono in cattiva luce il Movimento». «È l’opposto di quello che abbiamo detto», avrebbe detto Casaleggio secondo quanto riferito da fonti di Palazzo Madama. Tuttavia la notizia di un Casaleggio furioso viene smentita da fonti Cinquestelle alla Camera che, al contrario, asseriscono di non avere alcun problema con Milano e rilanciano, a loro volta, la palla a Palazzo Madama. L’unica certezza, tra mezze verità e confidenze, è che tra gruppi comunicazione a Palazzo Madama e a Montecitorio è in corso una guerra fratricida. Il responsabile comunicazione di palazzo Madama e coordinatore degli uffici delle due Camere Rocco Casalino viene visto nel pomeriggio dirigersi alla Camera per avere un chiarimento. Rimbalzano le voci di licenziamenti da una parte e dall’altra.

 

Anche a Milano il clima è pesante. Alla Casaleggio, sempre secondo fonti parlamentari, non sarebbe piaciuta neanche una analisi presentata da Silvia Virgulti, tv coach e collaboratrice dei gruppi, che attribuisce a Grillo e Casaleggio la colpa del risultato elettorale. Alla Virgulti, in particolare, viene attribuita una valutazione negativa sull’effetto «inquietante» del look di Casaleggio con il cappellino che copre le cicatrici della recente operazione. Così come non sarebbe piaciuta una critica a Grillo per le uscite sulla vivisezione di Dudù e sui «processi di popolo online» contro politici, imprenditori e giornalisti.

 

In questo quadro si inserisce una nuova variabile: la presenza, sempre più costante, di Davide Casaleggio nelle riunioni M5S. Il figlio del guru milanese, ieri, ha accompagnato Grillo a Bruxelles per l’incontro con Nigel Farage. Una presenza vista da parlamentari e comunicatori come «ingombrante».

 

E a provocare mal di pancia nel Movimento è anche l’alleanza stretta ieri a Bruxelles tra Grillo e il leader dell’Ukip Farage. La deputata del M5S Giulia Sarti, intervistata da La Stampa , spiega che il Movimento non ha «nulla in comune» con il partito di Farage e auspica che Grillo si consulti con gli eletti prima di fare accordi.« Appena ho saputo dell’incontro di Grillo con Farage ho pensato: perché l’ Ukip? La sua campagna elettorale l’ho schifata più ancora di quella della Le Pen; Poi se il Movimento facesse un gruppo con l’ Ukip, saremmo anche costretti, noi qui in Italia, a votare contro le loro posizioni in Europa, ad esempio sull’ immigrazione». «Forse si sta pensando a un gruppo con loro per pesare di più in Europa, ma non c’ è ancora niente di ufficiale», dice Sarti. «Quando Grillo ha detto no alla Le Pen io pensavo che fosse no a lei e a tutto il contorno di partiti simili, ora mi sembra di capire che non è così. Quello che io di sicuro non accetterei mai – aggiunge – è di stare sotto di loro, cioè che i nostri debbano prendere indicazioni dall’ Ukip».

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