Fonte: Sole 24 Ore
di Barbara Fiammeri
Dopo un anno e mezzo all’opposizione Matteo Salvini si riprende la scena. Lo fa puntando a un doppio ruolo: di lotta e di governo.Ma questo doppio ruolo prima o poi rischia di mettere in crisi uno dei due fronti soprattutto perché oggi ad imporre l’agenda è una variabile imprevedibile come il Covid
Dopo un anno e mezzo relegato all’opposizione Matteo Salvini si riprende la scena. Lo fa puntando a mantenere un doppio ruolo: di lotta e di governo. Allontanandosi (momentaneamente?) dai suoi alleati, in Italia come in Europa, Giorgia Meloni e Marine Le Pen, mentre allo stesso tempo mitraglia quotidianamente il governo di cui fa parte con dichiarazioni su cosa fare e non fare. Una strategia che gli consente di tenere con sé quella parte di elettorato rimasta spiazzata dalla svolta del Capitano a sostegno del Governo Draghi e però anche di accontentare l’altra parte, quella che lo rimproverava di non usare il primato raggiunto dalla Lega a livello nazionale con una partecipazione diretta alla guida del Paese.
Il doppio standing del Capitano
Ma questo doppio ruolo prima o poi rischia di mettere in crisi uno dei due fronti soprattutto perché oggi ad imporre l’agenda è una variabile esterna e imprevedibile come il Covid. Il “no alla Pasqua blindata” , per esempio, potrebbe ben presto essere accantonato per la recrudescenza dell’epidemia. E allora le critiche, oggi ancora contenute, alla Ue sulla gestione della campagna vaccinale diventerebbero certo assai più veementi. Se così fosse inevitabili sarebbero anche le ricadute sull’esecutivo. Finora Mario Draghi è rimasto dietro le quinte. Il premier ha deciso che, prima di lui, a parlare siano i fatti. E il cambio dei vertici per la gestione della campagna vaccinale, con l’ingresso alla guida della Protezione civile di Fabrizio Curcio, e la sostituzione di Domenico Arcuri con il generale Paolo Figliuolo, nel ruolo di commissario straordinario, punta anzitutto a imprimere una accelerazione nella somministrazione delle dosi.
Il rischio cortocircuito tra Salvini e il governo europeista
Ma certo Draghi, pur muovendosi per velocizzare l’arrivo dei vaccini, sollecitando sia le approvazioni dell’Ema che la produzione interna a livello continentale e nazionale, rappresenta assieme ad Angela Merkel ed Emmanuel Macron la spina dorsale di quell’Europa su cui si scaricano gli strali del leader della Lega. Che plaude alle scelte dell’Austria e dell’Ungheria di aver proceduto autonomamente e invita il premier italiano “a fare lo stesso”. Il rischio del corto circuito, soprattutto se la situazione dovesse peggiorare, è alto. Salvini ha deciso di accettare la sfida dell’ala moderata della Lega guidata dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti ma si tiene sempre una via di fuga.
La solidarietà del leader leghista al premier ungherese Orban
Ecco perché chi parla già oggi di un approdo della Lega nel Ppe si muove decisamente con troppo anticipo. Le parole di solidarietà espresse dal Capitano al premier ungherese Viktor Orban, per aver abbandonato i popolari prima di essere cacciato («amicizia e vicinanza con il popolo ungherese»), non sono solo di circostanza. Orban adesso approderà probabilmente tra i Conservatori e riformisti europei alla cui guida c’è Giorgia Meloni, che è la principale competitor del Capitano. Salvini finora ha mantenuto il doppio standing, su quanto possa durare le scommesse sono già aperte.