Fonte: La Stampa
di Luca Monticelli
Le misure in vigore dal 6 novembre al 3 dicembre. Il premier: «Le Regioni non sono un alter ego rispetto a questo sistema, sono parte integrante»
«I numeri sono in continuo aumento, la pandemia corre ovunque, dobbiamo intervenire». A Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte apre la conferenza stampa per illustrare le norme dell’ultimo Dpcm spiegando che la media nazione dell’indice di trasmissibilità è all’1,7. «C’è l’alta probabilità che diverse Regioni superino la soglia critica delle terapie intensive», dice. Dividere il Paese in tre aree è necessario perché «se introducessimo misure uniche in tutta Italia produrremmo un duplice effetto negativo: non adottare misure veramente efficaci dove c’è maggior rischio e ne imporremmo di irragionevolmente restrittive dove la situazione è meno grave», sottolinea,
Il presidente del Consiglio annuncia l’ordinanza adottata dal ministro Speranza: Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta diventano area rossa, dove «la criticità è alta». Nella zona arancione, rischio medio alto, Puglia e Sicilia. Tutte le altre Regioni sono nella fascia gialla, comprese la Campania e la provincia di Bolzano che sembravano destinate a subire restrizioni più forti.
L’autocertificazione sarà collegata ai divieti e nelle zone rosse servirà ogni volta che si esce di casa.
Il Dpcm, ricorda Conte, entrerà in vigore venerdì per dare a tutti «un tempo congruo per organizzare le proprie attività» e sarà valido dal 6 novembre al 3 dicembre. Queste ordinanze, evidenzia, «non saranno arbitrarie o discrezionali perché recepiranno l’esito del monitoraggio periodico effettuato congiuntamente con i rappresentanti delle Regioni» e promette che «già questa settimana arriverà in Consiglio dei ministri, dovremo farcela già domani sera, un nuovo decreto legge per i ristori, che saranno adeguati».
Il premier si rivolge direttamente ai cittadini: «Non abbiamo alternative, dobbiamo affrontare le restrizioni per congelare l’impennata del contagio, comprendiamo la frustrazione e la sofferenza, ma dobbiamo tenere duro. Ci aspettano ancora mesi lunghi e difficili, con l’impegno di tutti potremo raffreddare la curva epidemiologica e recuperare un margine di serenità, sorreggendoci e sostenendoci gli uni con gli altri».
Rimpasto di governo
«Non mi è stato chiesto da nessuna forza politica e con la criticità che stiamo affrontando mi sembra che il tema dei rimpasti possa interessare poco i cittadini, non interessa me e non sta nemmeno a cuore alle forze politiche», ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti. «Domani ci confronteremo per dare nuova lena all’azione di governo e fissare le priorità. La gestione della pandemia ci assorbe ma dobbiamo pensare al futuro, al Recovery Plan, anche ad altre iniziative di rilievo costituzionale che possiamo assumere».
Lo scontro con le Regioni
Le Regioni «non sono un alter ego rispetto a questo sistema. Sono parte integrante del sistema». Il ministro Speranza, assicura Conte, non prende «decisioni arbitrarie. Non ci possiamo permettere di lasciare a valutazioni politiche un meccanismo così serrato. Una volta definito l’impianto del dpcm e delle ordinanze le conseguenze sono automatiche e sfuggono a qualsiasi contrattazione, non è possibile mettersi a negoziare sulla salute dei cittadini».
Un nuovo scostamento di bilancio
«Non lo abbiamo ancora deciso anche perché abbiamo stanziamenti sufficienti, ma siamo pronti a chiederlo in Parlamento se ci sarà bisogno», afferma il presidente del Consiglio.
Confronto con le opposizioni
Il voto di lunedì in Parlamento «ha offerto qualche segnale di novità: le forze di maggioranza hanno votato alcuni impegni della mozione di centrodestra e pressoché all’unanimità è stata votata una mozione della Lega. Sono dei segnali che si ricollegano alla mia richiesta formulata ai presidenti delle Camere di trovare una sede – spiega Conte – per assicurare un confronto serrato, continuo e costante tra Parlamento e governo. Le opposizioni hanno rifiutato un tavolo di confronto, ma con piena distinzione dei ruoli, il governo avverte l’esigenza che in una sfida così drammatica tutti quanti possano condividere le informazioni e essere coinvolti nelle decisioni. Spetta alle opposizioni cogliere questo invito, è una offerta che rimarrà aperta fino alla fine. Ma noi ci prenderemo le nostre responsabilità»
La scuola
Appena la curva tornerà sotto controllo la prima misura che prenderà il governo sarà «restituire la didattica in presenza agli studenti».
Il Natale
«Se arriviamo al Natale con un certo margine di serenità, anche la fiducia nei consumi non sarà depressa e potremo vedere un certo margine di ripresa», ha concluso il premier. E questo non vuol dire pensare a delle feste «con veglioni, cenoni, balli e abbracci, dobbiamo sempre rispettare le regole».