Tra le maggiori spese sanitarie attribuibili al fumo di tabacco, è emerso che le ospedalizzazioni per cardiopatia ischemica generano un costo di 556 milioni di euro, seguite dall’ictus con 290 milioni di euro e dal tumore del polmone con 229 milioni di euro
Polmoni, salute cardiaca, ictus. Le ospedalizzazioni per malattie legate al fumo di tabacco pesano 1,64 miliardi di euro sulle casse dello Stato italiano. Uno studio dell’Istituto Mario Negri e dell’ATS Brianza pubblicato su Tobacco Induced Diseases ha calcolato l’impatto economico delle sigarette in Italia solo sui ricoveri. I dati utilizzati nello studio sono stati forniti dal ministero della Salute. In particolare, sono state rese disponibili, in forma anonimizzata, tutte le schede di dimissione ospedaliera relative all’anno 2018 di pazienti di età superiore ai 30 anni, ricoverati per una delle 12 patologie selezionate per la correlazione al fumo tra cui: il tumore del polmone, l’ictus e la cardiopatia ischemica. In totale è stato analizzato un campione di circa un milione di schede di dimissione ospedaliera.
Fumo di sigaretta responsabile di almeno il 6% di tutte le ospedalizzazioni nazionali
I dati più recenti a disposizione per lo studio risalgono al 2018 e dunque non risentono di possibili distorsioni causate dall’impatto della pandemia da Covid sulle ospedalizzazioni negli anni successivi. «I risultati del nostro studio – spiega Irene Possenti, ricercatrice dell’Istituto Mario Negri – indicano che il fumo di sigaretta ha un ingente impatto sull’economia italiana, essendo responsabile di almeno il 6% di tutte le ospedalizzazioni nazionali. Stiamo parlando di almeno 1,64 miliardi di euro per le sole ospedalizzazioni causate dal fumo di tabacco».
Tra le maggiori spese sanitarie attribuibili al fumo di tabacco, è emerso che le ospedalizzazioni per cardiopatia ischemica generano un costo di 556 milioni di euro, seguite dall’ictus con 290 milioni di euro e dal tumore del polmone con 229 milioni di euro. «Da un’idea nata per focalizzare iniziative di prevenzione in ambito di sanità pubblica sul territorio di ATS Brianza – continua Luca Cavalieri d’Oro, responsabile della Struttura Complessa di Epidemiologia dell’ATS – con i dati forniti dal Ministero della Salute è stato possibile allargare la valutazione su scala nazionale».
La proposta: aumentare le tasse sui prodotti da tabacco
Le evidenze raccolte hanno sollecitato i ricercatori a ragionare su possibili strategie di contenimento del problema. «Un significativo aumento della tassazione dei prodotti del tabacco, e di conseguenza dei prezzi, rappresenta sicuramente la politica più efficace per ridurre i consumi di tabacco e l’insorgenza di patologie correlate al fumo» commenta Silvano Gallus, responsabile del Laboratorio di Ricerca sugli Stili di Vita dell’Istituto Mario Negri. «Oltre agli evidenti vantaggi per la salute, queste politiche economiche comportano anche un significativo aumento delle entrate fiscali. Attualmente, grazie alle accise, lo Stato italiano raccoglie miliardi di euro dalle vendite del tabacco. Tuttavia, i costi sanitari derivanti dal fumo gravano sulle singole regioni. Andrebbe quindi considerata la possibilità – propone – di consentire alle regioni di applicare accise supplementari sui prodotti da tabacco, al fine di bilanciare gli enormi costi sanitari causati dal fumo».