21 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Paolo Baroni

Prima della soglia taglio alle commissioni bancarie. Sarà a 100 mila euro il limite che farà scattare l’arresto

Girandola di incontri bilaterali, «in un clima positivo», tra il premier Conte scortato per l’occasione dal ministro dell’Economia Gualtieri, e le delegazioni dei partiti di maggioranza. Poi, prima del consiglio dei ministri previsto in un primo momento per le 19 e poi slittato di diverse ore, vertice di maggioranza per cercare di trovare una mediazione e chiarirsi tutti assieme dopo le violente polemiche dei giorni scorsi. Su due questioni sollevate innanzitutto da Di Maio, il taglio delle commissioni dei pos e il carcere agli evasori, sarebbe stata trovata un’intesa di massima. Nel primo caso l’accordo di maggioranza prevede di rinviare a luglio 2020 l’abbassamento da 3 a 2 mila euro del tetto al contante e le multe per chi non accetta la moneta elettronica, «solo dopo un corposo taglio delle commissioni bancarie». Quanto ai grandi evasori, dopo che nel decreto fiscale la pena da comminare in caso di frode è già stata alzata da 6 ad 8 anni, si punta a fissare a 100 mila euro la soglia che farebbe scattare l’arresto e a reintrodurre la confisca per sproporzione mutuata dalle norme antimafia. Su queste misure il premier, come è noto, è d’accordo da tempo: si tratta solamente di decidere lo strumento legislativo da adottare: Conte, come pure il Pd, è convinto che sia più corretto utilizzare uno dei 21 disegni di legge delega che accompagneranno la legge di Bilancio. Lo stesso pensano Leu e Iv, i 5 stelle invece insistono per prevedere già «qualcosa» nel decreto fiscale. Quota 100 non si dovrebbe invece toccare, così non si prevedono interventi sulle partite Iva: resta la flat tax al 15%, ma spariscono sia il regime analitico che l’obbligo di fatturazione elettronica ed il tetto agli investimenti come chiedevano i 5 Stelle.

Girandola di incontri
Già il faccia a faccia della mattina tra Conte e Di Maio, dopo giorni di gelo e dichiarazioni contrapposte, era servito a fare un po’ di chiarezza, il resto lo hanno fatto gli incontri del pomeriggio. Ad aprire le danze sono stati i pentastellati, guidati dal ministro degli Esteri che a palazzo Chigi era accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fraccaro, dal responsabile dello Sviluppo Patuanelli, da quello dei Rapporti col ParlamentoD’Incà e dal viceministro dell’Economia Laura Castelli. Poi è toccato al Pd (il capodelegazione Franceschini ed il viceministro dell’Economia Misiani), quindi a Iv (il ministro Teresa Bellanova e il deputato Marattin) ed infine la delegazion di Leu guidata dal ministro della Sanità Speranza.
Sia Conte che Gualtieri, nei vari incontri, hanno sottolineato la necessità di non stravolgere l’impianto della legge di bilancio. Lo stesso ha fatto il Pd sostenendo la necessità di mantenere l’attuale impostazione della manovra, «visto che i conti tornano», ed invitando il premier a non cedere alle mille richieste di modifica che stanno arrivando da più parti. Quindi Franceschini e Misiani hanno proposto di semplificare le norme per le partite Iva, di abolire le comunicazioni trimestrali Iva per semplificare la vita delle imprese e gli autonomi e di reintegrare con la legge di bilancio i fondi Imu-Tasi destinati ai Comuni. Di fondo sia l’M5s che Italia viva hanno sollecitato una maggiore condivisione dei contenuti della manovra. I renziani poi continuano a chiedere di abolire Quota 100 e Sugar tax e di non aumentare al 12,5% la cedolare secca sugli affitti e sono contro le manette agli evasori. Pronti a continuare a dar battaglia in Parlamento dove contano di presentare una sventagliata di emendamenti.

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