Fonte: La Stampa
di Alessandro Barbera
Ma Gualtieri non esclude una rimodulazione delle aliquote. Via ai green bond per 50 miliardi
Finché c’è da accordarsi sui numeri, la faccenda è semplice. Il difficile verrà fra un paio di settimane, quando al governo toccherà dire fino in fondo la verità. La nota di aggiornamento al documento di economia e finanza approvato ieri sera dal consiglio dei ministri conferma le voci raccolte a Palazzo: al momento l’aumento dell’Iva è congelato. Nonostante le mezze ammissioni di Conte e Gualtieri la maggioranza giallorossa ha deciso di nascondere l’elefante dentro una scatola chiamata «lotta all’evasione». Vale sette miliardi di euro, una cifra che nessun governo repubblicano è mai riuscito a reperire in un solo anno. Il 15 ottobre la bozza della Finanziaria 2020 dovrà spiegare come pensa di riuscire nel miracolo. O se invece – come ammettono alcuni a microfoni spenti – dentro quella voce si celi un seppur parziale aumento delle imposte sui consumi, in ogni caso una frazione dei ventritré miliardi avuti in eredità dal governo gialloverde per pagare reddito di cittadinanza e la cosiddetta quota cento delle pensioni. In conferenza stampa Gualtieri è costretto ad ammettere che l’elefante è ancora nel Palazzo: «Escludo un aumento complessivo dell’Iva, non una rimodulazione delle aliquote».
La verità è che senza un aumento delle entrate la Finanziaria sarebbe di nuovo scritta sull’acqua. Non è un’opinione, basta guardare la tabella che aggiorna la situazione del bilancio pubblico. Il deficit si spingerà al 2,2 per cento, più di 14 miliardi che la Commissione europea consente di spendere nel tentativo di far ripartire un’economia che quest’anno crescerà di appena un decimale. L’unica vera copertura al momento sono i sette miliardi che arriveranno da tre voci: revisione della spesa (circa 1,8 miliardi), tagli ai sussidi dannosi per l’ambiente, la conferma della tassa per la rivalutazione di immobili e partecipazioni. Con circa trenta miliardi il governo evita di fatto la gran parte dei ventritré di aumenti Iva che scatterebbero il primo gennaio, e promette di finanziare dal 2020 due miliardi e mezzo di minori tasse per i redditi fino a ventiseimila euro annui. Per evitare l’aumento Iva Renzi preferirebbe rinunciarci, ma il Pd non molla e ha imposto che i fondi per ridurre il cosiddetto cuneo fiscale (la differenza fra salario lordo e netto dei dipendenti) salgano a cinque dal 2021.
Insomma, i numeri della nota di aggiornamento sono comunque più credibili di quelli gialloverdi. «Abbiamo ricevuto un’eredità pesante», ammette Gualtieri. L’anno prossimo la crescita è prevista allo 0,6 per cento, le entrate da privatizzazioni crollano dai diciotto miliardi di quest’anno (non è entrato nemmeno un euro) a 3,5. Dopo l’ultima riclassificazione di Eurostat il debito pubblico di quest’anno è stimato al 135,7 per cento, l’anno prossimo scenderà di mezzo punto al 135,2. Per inciso: senza nessun intervento nel 2020 salirebbe «solo» al 134,1 per cento. Nonostante questo, il calo del differenziale fra i rendimenti di Btp e Bund farà scendere la spesa per interessi di sei miliardi. Nel 2020 verranno emessi i primi bond pubblici «verdi», ovvero vincolati a investimenti nelle energie rinnovabili. Nasceranno due nuovi fondi, uno statale e l’altro assegnato agli enti locali per finanziare cinquanta miliardi opere.