Fonte: Repubblica
di Paolo Gallori e Monica Rubino
Concluso il primo cdm con il nuovo premier. Renzi dà al successore la felpa con la scritta ‘Amatrice’ donatagli dal sindaco del paese terremotato. Verdini: “No fiducia senza rappresentanza Ala-Sc”. Il presidente dem Orfini: “Inconcepibile che arrivi a fine legislatura”.
Ecco i ministri del nuovo governo che ha già concluso il suo primo consiglio dei ministri. Ministri senza portafoglio: Anna Finocchiaro alle Riforme eRapporti con il Parlamento, Marianna Madia conermata alla Semplificazione e Pa, Enrico Costa agli Affari Regionali. Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale e Mezzogiorno, Luca Lotti allo Sport. Con portafoglio: Angelino Alfano agli Esteri, all’Interno Marco Minniti, alla Giustizia Andrea Orlando, alla Difesa Roberta Pinotti, all’Economia Pier Carlo Padoan, allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. E poi alle Politiche agricole Maurizio Martina, all’Ambiente Gian Luca Galletti, ai Trasporti Graziano Del Rio, al Lavoro Giuliano Poletti, all’Istruzione Valeria Fedeli, ai Beni Culturali Dario Franceschini, alla Salute Beatrice Lorenzin. Sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi. Il premier al momento tiene per sé la delega ai Servizi segreti che era stata affidata a Minniti durante il governo Renzi. Dopo la cerimonia del giuramento del nuovo governo al Quirinale, il neo premier si è recato a Palazzo Chigi – accolto nel cortile dal picchetto d’onore dei Lanceri di Montebello – per il passaggio di consegne con Matteo Renzi.
Il discorso di Gentiloni
“Come si può vedere dalla sua composizione, il governo proseguirà nell’azione di innovazione” dell’Esecutivo Renzi. È con questa promessa che Paolo Gentiloni, dopo aver sciolto la riserva da Presidente del Consiglio incaricato, inizia il suo mandato. “Ho messo tutto il mio impegno per la soluzione più rapida possibile” della crisi, ha sottolineato, “il governo si adopererà per aiutare il lavoro tra le forze politiche per l’estensione delle nuove regole elettorali”. Ma non solo questo: lo stesso referendum dimostra come “vi siano sacche di disagio tra il ceto medio e soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro sarà la vera priorità dei prossimi mesi”.
La cerimonia della Campanella
Dopo il giuramento al Quirinale, si svolge a Palazzo Chigi la tradizionale cerimonia del passaggio di consegne tra il presidente uscente e il nuovo presidente del Consiglio. Il presidente del Consiglio in carica e il presidente del Consiglio uscente, con i rispettivi Sottosegretari di Stato, si recano nel Salone dei Galeoni dove ha luogo la cerimonia simbolica di consegna della Campanella del Consiglio dei Ministri. Il presidente del Consiglio rientra nel proprio studio, mentre il Presidente uscente, accompagnato dal Capo dell’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le onorificenze attraverso lo Scalone, giunge nel cortile e, dopo aver ricevuto gli onori militari da parte del reparto schierato, lascia a piedi Palazzo Chigi.
La felpa Amatrice
La cerimonia della Campanella si è svolta in un’atmosfera molto rilassata, tra strette di mano e sorrisi. Il premier uscente ha dato al suo successore anche una felpa con la scritta “Amatrice”, che gli era stata donata da Sergio Pirozzi, sindaco del comune laziale fortemente colpito dal sisma del 24 agosto.
Giovedì al Consiglio Europeo
Quella del neo premier è stata una marcia a tappe forzate che consentirà all’ex capo della Farnesina di partecipare già giovedì al Consiglio europeo nel pieno dei suoi poteri, una volta ottenuta la fiducia dalle Camere presumibilmente entro dopodomani. Tra i dossier urgenti sul tavolo del nuovo governo, oltre alla legge elettorale, anche la decisione sul decreto per Mps e le banche e le iniziative per sostenere i cittadini delle Regioni colpite dal terremoto.
Il No alla fiducia di Ala-Sc
Sulla formazione del governo incombe la posizione dei verdiniani che annunciano il loro No alla fiducia “senza rappresentanza Ala-Sc”. “Non voteremo la fiducia a un governo intenzionato a mantenere uno status quo”, dicono in una nota Denis Verdini e Enrico Zanetti. “Il governo – aggiungono – deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”. “Preferiamo l’originale alla fotocopia. Il gruppo Sc-Ala ha avanzato contenuti e programmi: su questi chiediamo ascolto. Cosi da noi nessuna fiducia”. Ha precisato Saverio Romano, capogruppo Ala-Sc.
I numeri al Senato
Sulla carta il governo Gentiloni può contare in Senato su una forbice che va da un minimo di 160 voti a un massimo di oltre 170. Quindi il gruppo di Verdini – in tutto 18 – non risulta, secondo il pallottoliere, determinante perchè il nuovo Governo a Palazzo Madama incassi la fiducia.
La cronaca
L’ultima delegazione a essere ricevuta alla Camera da Gentiloni è stata quella del Pd, che in direzione aveva votato all’unanimità uno scontato quanto obbligato appoggio al suo esecutivo. Anche se il presidente dem Matteo Orfini aveva chiarito nel corso della riunione di partito: “È inconcepibile che arrivi a fine legislatura”. Diversa era l’opinione delle opposizioni, come ha evidenziato da Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, al termine delle consultazioni: “Gentiloni è stato onesto – ha detto La Russa – ci ha confermato che resterà in carica finchè avrà la fiducia” delle Camere, “anche fino al termine della legislatura” nel 2018, ha spiegato l’ex ministro della Difesa. “Noi invece abbiamo chiesto tempi certi per andare al voto, vedremo…”, ha concluso l’esponente di Fratelli d’Italia. Tra gli altri partiti ricevuti in mattinata anche i centristi di Angelino Alfano (Ap-Ncd), pronti a rinnovare il loro appoggio all’esecutivo, e i verdiniani di Ala che puntavano a conquistare qualche poltrona nella compagine governativa in cambio del loro sostegno alla maggioranza.
Fi: “Opposizioni senza sconti”
Forza Italia ha invece promesso “un’opposizione senza sconti”, per voce del capogruppo dei deputati azzurri Renato Brunetta, per una legge elettorale “che va fatta in Parlamento” e per la quale le diverse anime del centrodestra sono invitate a sedersi attorno a un tavolo per trovare una posizione comune.
M5s e Lega disertano colloqui
Il M5s e la Lega, regolarmente convocate, hanno invece deciso di disertare i colloqui. “È un gioco di palazzo a cui non partecipiamo”, hanno detto i grillini annunciando una manifestazione di piazza per il 24 gennaio, giorno del pronunciamento della Consulta sull’Italicum. Mentre Salvini conferma gazebo in tutta Italia il prossimo weekend dove raccogliere firme per le elezioni immediate. Con quale legge? “La nostra proposta, che presenteremo in Camera e Senato, è sperimentata e riadattabile: il Mattarellum”.