23 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Leonardo Martinelli

Alla Sorbona il presidente francese lancia gli Stati Uniti d’Europa: «Così siamo deboli, uniamo gli eserciti e creiamo la polizia di frontiera»

Da giorni era previsto questo discorso sulla sua idea d’Europa, nello scenografico anfiteatro di fine Ottocento della Sorbona, con quel sapore da «grandeur». Ma dopo la vittoria sottotono di Angela Merkel, lui avrebbe osato così tanto? I collaboratori di Emmanuel Macron non avevano dubbi: sì, il Presidente avrebbe osato, eccome. Ora o mai più. «Lo ha limato fino alla fine, fa sempre così», assicurano nel suo entourage. Ma il discorso di Emmanuel Macron è stato forte, intenso, pure coraggioso, con una serie di proposte concrete, al di là delle teorie sull’Europa.
Anche se, per arrivare al «sodo», ci ha messo almeno una quarantina di minuti (su un’ora e mezzo di parole, interrotto a tratti dagli applausi di studenti francesi e altri stranieri, a Parigi con il programma Erasmus, che alla fine lo hanno bombardato di domande, in un’atmosfera d’assemblea d’altri tempi, proprio lì, dove trionfò il ’68 francese). Sì, solo allora Macron ha osato toccare l’argomento Eurozona, per dire cose che non piaceranno ai liberali tedeschi dell’Fdp, probabili alleati della Merkel, assieme ai Verdi, nella futura coalizione a Berlino. «Ci vuole un bilancio più forte nel cuore della zona euro», che permetta di finanziare investimenti comuni. E anche un superministro e «l’eurozona deve sottoporsi a un controllo democratico» (accenno più o meno velato alla possibilità di un Parlamento ad hoc). Per poi sottolineare che «quel budget non servirà a mutualizzare i debiti pubblici accumulati dai singoli Paesi». E, tanto per mettere le mani avanti, ha ricordato che «noi francesi le riforme le stiamo facendo, a partire da quella del mercato del lavoro»: i decreti firmati pochi giorni fa in diretta tv dallo stesso Emmanuel. È un approccio diverso da quello di François Hollande, che nel 2012, appena eletto, chiese subito di rinegoziare le regole europee sui budget, senza portare nulla in dote.

Il nodo immigrazione
«L’Europa è troppo debole, lenta e inefficace – ha aggiunto Macron -. Ma solo l’Europa può darci una capacità d’azione nel mondo rispetto alle sfide contemporanee». Nella difesa, ad esempio, «dove il disimpegno degli Stati Uniti è progressivo e inevitabile». Lui propone «una forza militare comune d’intervento» entro il 2020, un budget comune di difesa progressivo, un’accademia europea di intelligence e una procura europea anti-terrorismo. Si è spinto oltre, proponendo «una protezione civile che metta in comune i mezzi per rispondere a catastrofi come i terremoti e le inondazioni». Altro capitolo, l’immigrazione, «che non è una crisi temporanea, ma una sfida che dovremo affrontare ancora per molto tempo». Qui Macron non si è dimenticato delle paure dell’europeo medio, sottolineando che «accoglieremo degnamente i rifugiati e rinvieremo rapidamente a casa chi non può beneficiare dell’asilo politico». Anche qui, due obiettivi concreti: una polizia europea delle frontiere e un ufficio europeo dell’asilo politico, che armonizzi le procedure in ogni Paese e vada al di là (una buona volta) della convenzione di Dublino.
Il Presidente francese ha poi spaziato tra i settori più diversi: generalizzare a livello europeo la tassa sulle transazioni finanziarie (finora esiste solo in Francia e nel Regno Unito) per contribuire alla cooperazione allo sviluppo. Poi, entro il 2020, portare le imposte sulle società di tutti i Paesi entro una fascia ristretta di aliquote (e chi non rispetterà l’obbligo, non potrà usufruire dei fondi strutturali). O ancora una carbon tax sui prodotti di industrie inquinanti, importati da fuori dell’Europa. E la creazione di un’Agenzia europea per l’innovazione, per finanziare settori come quello dell’intelligenza artificiale. Mentre per i giovani, Macron punta a una classe d’età nel 2024 che per la prima volta, almeno per la metà, abbia trascorso sei mesi in un altro Paese europeo, nell’ambito dei propri studi o dell’apprendistato per la formazione professionale.

Modelli a confronto
Le chiavi per realizzare il suo «libro dei sogni» sono principalmente due. Innanzitutto, un’Europa à la carte: «È già a più velocità: non abbiamo paura di dirlo e di farlo». E poi, bisogna ristabilire in tutto e per tutto l’asse franco-tedesco, «essenziale per l’Europa». Ha annunciato addirittura che «Francia e Germania integreranno completamente i loro mercati da qui al 2024, applicando le stesse regole per le imprese, il diritto degli affari e i fallimenti». Una studentessa dell’ultimo anno di un liceo scientifico parigino gli ha chiesto a bruciapelo: «Ma per lei la Germania è un modello?». «Sul mercato del lavoro sono più efficaci – ha risposto -, ma hanno anche più precari di noi. In ogni caso, non c’è un modello contro l’altro: proprio l’Europa deve segnare la fine di qualsiasi egemonia».

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