19 Settembre 2024

Corriere della Sera

lettura

di Cristina Taglietti

L’acquisto di titoli in formato tradizionale sale dello 0,7% mentre l’ebook perde il 5,6%

Sono soltanto timidi segnali. Però bastano per pensare che la lunga notte dell’editoria, durata cinque anni, forse, sia finita. E se non si può spingersi a affermare che, dopo anni di bombardamento digitale, c’è un’inversione di tendenza in corso, di certo la carta, per molti data in via di estinzione, si sta prendendo la sua (piccola) rivincita. Un dato che non stupisce perché negli Stati Uniti lo scorso anno è successa la stessa cosa.
L’analisi dell’Aie che viene presentata venerdì 29 a Venezia, all’incontro intitolato «La civiltà del libro» a conclusione del Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, dice che il 2015 è l’anno della svolta.
Aumentano le vendite e aumenta la lettura dei libri di carta. Secondo i dati Nielsen per l’Associazione italiana editori, il mercato registra un più 0,7 per cento nei canali trade che, secondo i calcoli di Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’Aie, salirebbe a un più 1,6 considerando tutto il mercato (e cioè anche il fatturato ebook e gli altri canali, dalle fiere alle mostre, ai bookshop dei musei). Non siamo al livello della Gran Bretagna che segna un incremento del 6,6 per cento (il mercato anglosassone è uscito dalla crisi già da un po’), ma siamo in linea con il resto dei Paesi dell’Unione europea, segno che la ripresa riguarda un po’ tutti. Il mercato del libro cresce in Spagna (più 1,9 per cento), in Francia (1,7), mentre rimane con il segno negativo la Germania (meno 1,7).
Questi dati, dice Peresson, indicano che il libro, da sempre considerato prodotto anticiclico (spesso proprio in tempi di crisi aumentano le vendite) si è collegato all’andamento economico generale. Ma, secondo il presidente dell’Aie Federico Motta, «è anche la dimostrazione del grande lavoro fatto dagli editori in questi anni per affrontare la sfida. Non ci sono state soltanto riorganizzazioni e ristrutturazioni, ma si è coltivato il rapporto con il lettore, si è lavorato e cercato soluzioni. Gli editori italiani, in generale, coniugano capacità creativa e imprenditoriale, anche se poi nuovi marchi nascono o muoiono sempre, anche in tempi normali, proprio perché parliamo di aziende che vivono una personalizzazione che non c’è in altri settori. Comunque questo segno positivo è anche il risultato di un modo di parlare di libri, di cultura, come di un elemento importante, imprescindibile , per lo sviluppo di un Paese». Motta crede molto anche nel discorso di promozione. «Oggi si parla sempre di cultura, anche a livello politico. Sia il premier Renzi che il ministro Franceschini hanno dimostrato di crederci molto — dice Motta —. L’industria della lettura ha bisogno di essere sostenuta, per questo contiamo sull’appoggio del ministero per i Beni culturali».
L’elaborazione dell’Aie sui dati Istat dice che sono cresciuti i lettori deboli o occasionali e conferma che bambini, ragazzi e giovani adulti continuano a leggere di più della media nazionale (la lettura di ebook tra i 15 e i 19 anni è quasi il doppio rispetto alla media nazionale: 15, 3 per cento rispetto allo 8,2).
Certo, ormai pubblicare anche il formato digitale di un libro, per la maggior parte degli editori è prassi consolidata. Gli ebook rappresentano il 91,1% delle novità pubblicate nel 2015, ma la vendita in formato digitale è soltanto il 4,3 per cento delle vendite.Gli ebook nel 2015 hanno perso il 5,6 percento dei lettori (277mila persone in meno). «È un dato non soltanto nostro — commenta Motta — che dobbiamo approfondire. Più che un’inversione di tendenza la definirei una selezione dei mezzi di lettura. Si è capito che l’uno non è sostitutivo dell’altro, ma che possono convivere».
La ricerca dell’Aie conferma anche che i bambini ragazzi e young adult sono il comparto che ha trainato di più la crescita sia a copie che a valore: rappresenta il 17,4 per centro del fatturato e il 22,9 per cento delle copie vendute.
Per quanto riguarda i canali di distribuzione, la ricerca segnala che tre quarti degli italiani (72,2 per cento) continua a fare acquisti in libreria. Le catene aumentato il loro peso raggiungendo la quota del 41,3 per cento della torta. Ma crescono, anche se di poco, pure le librerie indipendenti che si attestano al 31 per cento (mentre la grande distribuzione e gli store online sono entrambi al 13,9 per cento).
Insomma, in generale i segnali per gli editori non sono omogenei ma dimostrano, dice Peresson, che «ad essere cambiato è il lettore: più autonomo, disincantato, flessibile». Catturarlo sarà la sfida del 2016.

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