22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Trump

di Franco Venturini

Sulla carta il presidente eletto appartiene al campo degli isolazionisti mentre Hillary Clinton si muoveva in quello degli interventisti. L’etichetta ideologica potrebbe perdere forza, ma qualcosa di sicuro resterà, e renderà vana la promessa di una America di nuovo dominante

Quando l’America cambia, cambia il mondo intero. Se poi il cambiamento è radicale e inatteso, come nel caso di Donald Trump, ovunque nel mondo parte la contabilità dei pericoli e dei vantaggi, delle possibili convergenze nuove e delle sfide per le alleanze antiche. Di Trump conosciamo soltanto le indicazioni offerte durante una feroce campagna elettorale. Resta da vedere se il Trump presidente farà quel che ha promesso, e quanto lo influenzeranno i consiglieri di cui avrà bisogno. Ma nell’attesa è già possibile tracciare un identikit della politica estera dell’America prossima ventura. Sulla carta Trump appartiene al campo degli isolazionisti mentre Hillary Clinton si muoveva in quello degli interventisti. L’etichetta ideologica potrebbe perdere forza nel corso della presidenza, ma qualcosa di sicuro resterà, e renderà vana la promessa di una America di nuovo dominante. Piuttosto, l’America ripiegata su se stessa rafforzerà il nascente multipolarismo dominato da potenze regionali e possibile teatro di guerre regionali. Ammesso e non concesso che gli interessi dei poteri forti americani consentano a Trump uno sbocco di questo genere, e che il Congresso repubblicano approvi.

EUROPA E NATO– Ieri due simboli potenti: l’esultanza dell’ungherese Orbán e l’estrema cautela di Angela Merkel. L’Europa sa di essere attesa da prove elettorali durissime nei prossimi dodici mesi. Sa che nelle urne l’ondata nazional-populista può spingerla verso la disgregazione. E ora deve affrontare l’ incognita Trump. Il nuovo presidente ha dato l’impressione di non considerare la Ue se non per i «buoni affari» . Quando ha parlato di Europa ha parlato soprattutto di Nato, avvertendo gli alleati che dovranno pagare parecchio di più per la loro sicurezza se vogliono che l’Alleanza abbia ancora un futuro. E prospettando anche le nuove priorità: la lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina, senza farsi ossessionare dal confronto con la Russia. Dunque problemi e divisioni in vista, ma in teoria anche una grande opportunità: se l’Europa non capisce di dover diventare adulta ora, non lo farà mai.

RUSSIA – Putin ha vinto la sua vera battaglia, che era quella di non far vincere l’ostica Hillary Clinton. Ma sbaglierebbe a farsi troppe illusioni su Trump. Il nuovo presidente avrà un approccio pragmatico: se il nostro nemico numero uno è l’Isis e lo è anche della Russia, meglio trovare un accordo e batterlo insieme. C’è lo strappo della Crimea, certo, ma non può bloccare tutto, e le sanzioni vanno ripensate. Che la Russia si getti nelle braccia della Cina, poi, non è un buon risultato. Insomma, con il Cremlino bisognerà discutere di tutto e convergenze non sono escluse. Putin ha di che essere contento. Ma l’America non sarà cedevole o rinunciataria, come aveva gridato con scandalo la campagna di Hillary. E Putin dovrà fare la sua parte in un possibile nuovo reset . Partita tutta da giocare.

MEDIO ORIENTE E IRAN – Appoggio sicuro agli attacchi contro Mosul in Iraq e Raqqa in Siria senza invio di forze americane, silenzio sul martirio di Aleppo, minore ostilità nei confronti di Assad. Putin è contento di nuovo, anche perché la creazione di una «zona di sicurezza» in Siria richiederà un previo accordo russo ora che il Cremlino ha giocato d’anticipo creando la sua no-fly zone garantita dai missili S-300. Poi, vinto l’Isis, l’America dovrebbe mediare per i nuovi assetti etnico-religiosi e forse per le nuove frontiere. Troppo complesso per un Trump oggi incompetente, ma è già ipotizzabile una intesa a tre con Putin e Erdogan se i curdi non riusciranno ad evitarla. Solidi i legami con Israele, grande attesa per quelli con l’Arabia Saudita mal vista dall’opinione pubblica Usa dopo l’11 Settembre. E probabile scontro con l’Iran. Trump ha annunciato che denuncerà l’intesa con Teheran raggiunta da Obama, creando un contrasto con gli alleati atlantici e lasciando in teoria l’Iran libero di perseguire le sue ambizioni nucleari. Anche il Congresso è di questa idea, e rinegoziare l’accordo non è realistico.

CINA – Rapporti tutti da costruire dopo le incendiarie polemiche economiche e commerciali. Pechino cercherà una intesa strategica che comprenda anche gli scambi, ma sulle importazioni cinesi il presidente dovrà fare almeno una parte di quello che ha promesso. Barometro verso il brutto.

EGITTO E LIBIA – Al Sisi è stato il primo a congratularsi, e di sicuro temeva l’approccio libertario della Clinton. Un rapporto forte con Trump potrebbe aiutare per la Libia che molto ci interessa, perché il generale Haftar padrone della Cirenaica è legatissimo agli interessi del Cairo.

COMMERCIO INTERNAZIONALE – Trump suggerisce un ritorno al protezionismo, non vuole sentir parlare di Ttip con l’Europa, minaccia il Nafta nord-americano, non esclude di uscire dal Wto.

CLIMA – Secondo Trump il riscaldamento dell’atmosfera è un «imbroglio» . Ostilità verso l’accordo di Parigi e la conferenza in corso in Marocco.

Questo è il Trump che conosciamo. Speriamo di vederlo evoluire.

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