Fonte: La Stampa
di Paolo Baroni
Bene agricoltura e industria con i distretti di Trentino, Veneto ed Emilia. Riparte anche il Sud. Calenda: il recupero è iniziato, ma la strada è lunga
L’anno passato il Mezzogiorno ha messo a segno un significativo recupero e si è liberato dell’etichetta di palla al piede del Paese, visto che la sua crescita (+0,9%) è perfettamente allineata alla media nazionale. Ha deluso un poco il Nord Ovest, che si ferma a +0,8%, e soprattutto il Centro (+0,7%), mentre è tornato a correre il Nord Est che in base alle stime preliminari su Pil diffuse ieri dall’Istat ha messo a segno il rialzo più alto: +1,2%. La curva dell’occupazione si muove di conseguenza con l’aggregato Veneto-Friuli-Trentino-Emilia che cresce dell’1,8%, il Sud dell’1,6%, il Centro dello 0,6% appena ed il Nord Ovest dell’1%.
I settori che tirano
La ripresa italiana, proprio mentre il sistema bancario di quest’area conosce una crisi senza precedenti, riparte quindi dal Nord Est che torma ad essere un po’ la «locomotiva» del Paese. In quest’area tirano soprattutto l’agricoltura (+4,5%), l’aggregato commercio-trasporti-tlc (+2,3%) e l’industria (+0,9%). In calo (-0,9%) ci sono solo le costruzioni, anche l’ultimo rapporto sull’economia veneta appena pubblicato da Bankitalia segnala che anche questo comparto, in questa regione, è tornato a crescere. Nel Nord Ovest fanno invece meglio l’industria (+1,1%) e le costruzioni (+1%), al Centro tirano soprattutto i servizi finanziari e immobiliari (+1,3%), mentre al Sud è la manifattura a farla da padrona con un brillante +3,4%.
Il boom dei distretti
Il boom del Nord-Est sorprende, ma la riscossa era nell’aria. Basta scorrere la graduatoria sui principali distretti produttivi italiani, la versa ossatura del nostro sistema industriale, per scoprire che tra le prime 15 posizioni ben 8 sono occupate da aree produttive collocate tra Trentino, Veneto ed Emilia. Nelle prime tre piazze, stando all’ultimo Rapporto sui distretti di Intesa Sanpaolo, il prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, l’occhialeria di Belluno ed i salumi di Parma che nel 2016 hanno messo a segno le migliori performance in fatto di crescita e di redditività. Poi, sempre nella top15, si piazzano il legno-arredo dell’Alto Adige, dolci e pasta del Veronese, le materie plastiche del triangolo Treviso-Vicenza-Padova, la meccanica strumentale vicentina e la termomeccanica scaligera.
Se si guardano i dati del solo
Veneto la Banca d’Italia segnala che nel 2016 le condizioni dell’economia in quest’area sono migliorate in maniera significativa grazie «al consolidamento di consumi ed investimenti e grazie alla tenuta delle esportazioni». E quel che è ancora più importante è che «il miglioramento è proseguito anche nel primo trimestre 2017 e secondo le opinioni espresse dagli operatori, dovrebbe estendersi all’anno in corso». In questa regione, dove l’anno passato l’industria in senso stretto è cresciuta del 2,5%, si sono diffusi i «punti di vitalità» con molti comparti che sono riusciti a recuperare i livelli di produzione ed occupati pre-crisi. Questo fenomeno ha interessato innanzitutto le attività legate all’alta tecnologia, agli strumenti ed agli apparecchi di precisione di Belluno e Padova e la farmaceutica padovana, seguite da numerosi comparti della meccanica (Vicenza, Padova e Treviso), da comparti a bassa tecnologia (la concia di Vicenza e le calzatura di Venezia-Padova) e da tutto il comparto alimentare attivo a Treviso, Verona e Venezia (dolci, bevande e pasta).
Governo in guardia
Il governo incassa i dati positivi dell’Istat ma tiene la guardia alta. «Siamo molto contenti di non essere più dove eravamo – ha commentato il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda –. Abbiamo avuto una doppia recessione più pesante di tutti gli altri paesi europei, abbiamo iniziato a recuperare, ma il percorso è molto lungo e complesso e se il Pil cresce di uno 0,1 il lavoro che dobbiamo fare rimane lo stesso ed è enorme».