Fonte: Corriere della Sera

terrorismo

di Beppe Severgnini

In radio, in TV e sui giornali, forse, dovremmo essere più orgogliosi dell’oasi di democrazia e tolleranza che abbiamo costruito in Europa

Martedì ho preso il tram n.10 a Milano e ho trovato quello che ho sperato di trovare. Sono tornato a Crema, ieri mattina, e ho visto quello che sognavo di vedere. Sotto le finestre del mio studio, gente che usciva nel sole, entrava nei bar e usciva dalla farmacia, si avvicina all’edicola carica delle prove di carta dell’orrore. Prova di cui non c’era bisogno: tutti sappiamo cos’è accaduto a Bruxelles. Ma i quotidiani – anche questa rubrica, nel suo piccolo – servono a ragionare insieme sulle cose.

Cos’ho trovato, su quel tram verso corso Sempione e in questa piazza davanti al Duomo? Una bella cosa: calma. La calma di continuare con la propria vita. Non è disinteresse e non è superficialità. Tutti siamo addolorati. Tutti ci rendiamo conto che attentati vigliacchi come quelli di Bruxelles potrebbero accadere altrove, anche in Italia.

Cos’è, allora, che porta i milanesi, i lombardi, gli italiani e gli europei a restare calmi? Una consapevolezza istintiva. Quella che spinse i newyorchesi a reagire dopo l’11 settembre 2001, gli spagnoli nel 2004, gli inglesi nel 2005, i francesi nel 2015. La stessa consapevolezza – non esagero – che salvò i londinesi nel 1940 durante il Blitz, quando la città venne bombardata dai nazisti per 57 notti consecutive. I nostri nemici vogliono spaventarci? E noi non ci spaventiamo.

Perché diciamolo, senza girarci intorno: gli islamisti e i loro commessi-viaggiatori della morte sono i nuovi nazisti. Dispiace ascoltare da persone intelligenti come Maurizio Crozza (DiMartedì, La7) e Massimo Fini (La Zanzara, Radio24) giudizi che equiparano le azioni militari contro l’Isis al terrorismo in Europa. «Noi attacchiamo con i droni, loro con i trolley» (Crozza), «i terroristi sono migliori di noi»(Fini). Non è così: loro sono peggiori, molto peggiori. Sono il rigurgito di una storia schifosa, per la quale siamo passati anche noi. Ma dalla quale siamo usciti, per fortuna.

In radio, in TV e sui giornali, forse, dovremmo dire anche questo. Ed essere più orgogliosi dell’oasi e democrazia e tolleranza che abbiamo costruito in Europa. Un’oasi imperfetta, certo. Ma resta un’oasi verso la quale — lo sappiamo, lo vediamo, lo temiamo — stanno accorrendo milioni di disperati.

Crozza e Fini, forse, se ne sono dimenticati. I passeggeri del tram n.10, per fortuna, no.

A.N.D.E.
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