Fonte: Corriere della Sera
di Gian Guido Vecchi
Il Pontefice è atterrato a Nairobi e ha tenuto il suo primo discorso alla State House, davanti al presidente Uhuru Kenyatta. Un messaggio ai politici: «Vi incoraggio ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune»
NAIROBI (Kenia) – «L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione». Francesco arriva a Nairobi, prima tappa del suo primo viaggio in Africa: «Vado con gioia a trovare keniani, ugandesi e i fratelli della Repubblica Centrafricana». Sono passati meno di otto mesi dall’eccidio dei centocinquanta studenti cristiani dell’università di Garissa e le prime parole del Papa sono un invito ad andare alla radice dei problemi. «Senza paura», ripete nel discorso alla State House, davanti al presidente Uhuru Kenyatta, nel quale chiede anzitutto di «proteggere» i giovani e «investire» su di loro.
«Paura? Solo delle zanzare»
Lo aveva già detto, con un sorriso, ai giornalisti che in aereo gli chiedevano se avesse paura per la sua sicurezza: «La sola cosa di cui ho paura sono le zanzare, ma mi hanno già dato uno spray: mi raccomando, usatelo anche voi!». Lungo la strada dall’aeroporto si vedono migliaia di persone e cartelli di benvenuto in swahili, «Karibu papa Francis!», per le strade della città il governo ha dispiegato diecimila agenti.
Il legame tra ambiente e giustizia sociale
Nel suo primo discorso, alla vigilia della conferenza sul clima di Parigi, Francesco riprende il filo dell’enciclica Laudato si’: «La grave crisi ambientale che ci sta dinnanzi esige una sempre maggiore sensibilità nei riguardi del rapporto tra gli esseri umani e la natura. Noi abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni e abbiamo il dovere di amministrare in modo giusto i doni che abbiamo ricevuto». In un mondo «che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune», scandisce, questi valori «devono ispirare gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico». La bellezza della natura e la responsabilità di custodirla, la povertà e le guerre, tutto si tiene del pensiero di Bergoglio: «Vi è un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo. Non vi può essere un rinnovamento del nostro rapporto con la natura senza un rinnovamento dell’umanità stessa».
Dalla povertà alla violenza
Così, «fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori», spiega il Papa. «Nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune dev’essere un obiettivo primario». Al fondo di violenze, guerre e terrorismo ci sono la paura e la disperazione che nascono dalla povertà: «In ultima analisi, la lotta contro questi nemici della pace e della prosperità dev’essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della Nazione e ne danno coerente testimonianza».
Il messaggio ai politici
Francesco si rivolge ai politici: «Vi incoraggio ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune e a promuovere uno spirito di solidarietà a ogni livello della società. Vi chiedo, in particolare, di mostrare una genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni dei giovani e per una giusta distribuzione delle risorse umane e naturali con le quali il Creatore ha benedetto il vostro Paese».