I «Paperoni» stranieri che hanno deciso di trasferire la residenza in Italia sono intorno a 1.600. Il gettito fiscale annuo è poco significativo, le conseguenze sul costo di immobili (e della vita) molto di più. Una proposta
La flat tax o tassa piatta era la proposta-bandiera della maggioranza di centrodestra, in particolare della Lega. Lo è un po’ meno dal momento che si è scelto di privilegiare l’ipotetica riduzione di un’aliquota Irpef all’ampliamento della platea di autonomi e piccoli imprese beneficiari del regime forfettario. In attesa, ovviamente, di constatare gli incassi della proroga del concordato preventivo biennale, la cui finestra di adesioni supplementari scade il 12 dicembre.
Ma, a ben vedere, il vero e grande successo di una flat tax è quello dell’imposta sostitutiva per chi trasferisce in Italia la residenza fiscale. E pensare che fu introdotta, nel 2017, da un governo di centrosinistra a guida Matteo Renzied estesa anche ai familiari (con versamento di 25 mila euro l’anno).
L’esecutivo Meloni ne ha attenuato la convenienza innalzando, con il decreto Omnibus 113 del 9 agosto scorso, la cifra «piatta» da 100 a 200 mila euro l’anno. Anche in considerazione del fatto che altri Paesi, come il Regno Unito e il Portogallo, hanno deciso di ridurre le premialità ai nuovi cittadini fiscali.
Nonostante ciò l’Italia è diventata un paradiso fiscale, in grado di fare concorrenza alla Svizzera e persino agli Emirati. Attrattiva anche per chi fugge da Londra.
La motivazione della misura era, all’origine, quella di favorire anche gli investimenti in Italia di questi «Paperoni» e, dunque, di promuovere occupazione e crescita del reddito nazionale. Gli effetti finora sono stati considerevoli soprattutto sui prezzi degli immobili in alcune città, in particolare Milano. Con la conseguenza però di innalzare in generale i costi della casa, affitti compresi, e spingere a un esodo forzato, anche di classi medie, dai centri della città.
I «Paperoni» esteri che hanno finora deciso di trasferire, soprattutto a Milano, la loro residenza fiscale sono intorno ai 1.600 con un gettito annuo per l’Erario poco significativo. La Corte dei conti ha stimato che, nel periodo 2018-2022, è stata pagata una imposta sostitutiva pari a 254 milioni.
Un aggiustamento appare necessario, anche se sono altre le emergenze. Una proposta degna di essere presa in considerazione è stata formulata da Stefano Loconte e Giuseppe Pintaudi su Milano Finanza. In sintesi prevede che i nuovi residenti fiscali investano almeno un milione di euro in uno strumento d’investimento pubblico, ma a gestione privata, che sostenga l’attività delle piccole e medie imprese con un approccio di medio e lungo periodo. «L’importante – spiegano Loconte e Pintaudi – è attivare un circolo virtuoso a favore dell’economia italiana nel suo complesso, altrimenti la flat tax per i Paperoni è destinata unicamente a far crescere i valori immobiliari con conseguenze sociali non immaginabili».