POLITICA
Fonte: La StampaOggi previsto il primo voto sugli emendamenti al testo. Giovedì giornata chiave. Pressing della minoranza interna sul premier. E resta l’incognita di Forza Italia
Il ghiaccio è rotto. Con le prime votazioni in commissione, comincia a prendere forma il “nuovo Senato”. Con i sì della maggioranza, ma anche di Forza Italia e Lega, passa il principio per cui è solo la Camera a dare la fiducia al governo mentre il Senato «rappresenta le istituzioni territoriali». È la fine del bicameralismo perfetto, il cardine della riforma costituzionale varata dal governo due mesi fa e che va avanti, dice Matteo Renzi, «alla faccia dei gufi». Ma i nodi veri, quelli che metteranno davvero alla prova il “patto del Nazareno”, sono per ora accantonati, nell’attesa che giovedì Silvio Berlusconi riunisca i gruppi di FI e detti la linea.
Proseguono fino all’ultimo le riunioni tecnico-politiche per mettere a punto il testo: in mattinata la relatrice Anna Finocchiaro vede prima il correlatore Roberto Calderoli, poi il ministro Maria Elena Boschi. Ma niente più rinvii: alle 16, come da calendario, in commissione si inizia a votare. E fin da subito, annota Boschi, si procede «spediti»: la maggioranza regge, anche perché si affrontano i temi meno controversi, a partire dal superamento del bicameralismo perfetto.
Anche Forza Italia e Lega votano con la maggioranza l’emendamento dei relatori che riscrive l’articolo 55 della Carta, affermando che solo la Camera «è titolare del rapporto di fiducia con il governo», «rappresenta la Nazione» ed esercita «la funzione legislativa», mentre il Senato «rappresenta le istituzioni territoriali» e «concorre» alla funzione legislativa. Inoltre il Senato «esercita le funzioni di raccordo tra l’Ue, lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», valuta l’attività delle P.a. e l’attuazione delle leggi ed esprime pareri sulle nomine del Governo «nei casi previsti dalla legge». Passa anche l’emendamento dei relatori sui senatori di nomina presidenziale: saranno al massimo cinque (non 21, come previsto dal governo), in carica per sette anni, non rinnovabili e prenderanno gradualmente il posto degli attuali senatori a vita.
La commissione, come preannunciato alla vigilia, rinvia invece per il momento il voto sugli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, che disciplinano la composizione di Camera e Senato e il metodo di elezione del Senato. Su quest’ultimo punto, in particolare, è ancora aperta la trattativa con FI, che dovrebbe trovare un punto di caduta in un sistema di elezione di secondo grado, come vuole Renzi, ma fortemente proporzionale, come chiede FI. Ma solo quando giovedì mattina Berlusconi riunirà in assemblea i parlamentari ed eurodeputati forzisti si capirà se l’intesa c’è, se il patto del Nazareno tiene. Preme ancora, infatti, la fronda interna a FI che vorrebbe fare asse con i dissidenti del Pd e il M5S per far passare il Senato elettivo. Ma se il Cavaliere schiererà il partito sulla linea del Senato non elettivo, il fronte del dissenso non avrà speranza di far passare la sua linea in Aula. A dispetto di chi, come Augusto Minzolini, già oggi in commissione ha votato contro gli emendamenti del governo, in dissenso dal suo partito.
Se FI rientra, confida il governo, rientrerà anche il fronte del dissenso interno al Pd. O almeno, sarà relegato in una posizione fortemente minoritaria. È anche per questa ragione, spiegano fonti parlamentari, che l’assemblea dei senatori, inizialmente prevista per domattina, è stata rinviata e potrebbe svolgersi solo dopo che FI avrà preso una posizione.
Ancora nessuna decisione è stata presa, intanto, spiegano dal governo, sulla questione dell’immunità per i senatori, anche se sembra escluso che la competenza venga assegnata alla Consulta. Nessuna apertura neanche alla richiesta dei senatori di Area riformista di ridurre il numero dei deputati, mentre potrebbe essere allargata la platea di elezione del capo dello Stato.
Per definire questi e altri aspetti, il ministro Boschi proseguirà nei prossimi giorni gli incontri «con tutti i gruppi». Mentre non sono ancora in agenda gli incontri di Renzi con Berlusconi e M5S («Vediamoci giovedì», gli chiede Luigi Di Maio). Quella di oggi «è stata un ottima giornata per le riforme, alla faccia dei gufi», registra il premier: «Siamo ottimisti». L’obiettivo, spiega Finocchiaro, è portare il testo in Aula «la prossima settimana». Sempre che il patto con FI regga.