Fonte: Corriere della Sera
di Giuseppe Gaetano
I punti chiave della exit strategy dall’unione monetaria predicata dal professore anti-Ue
La “nuova lira”
«Riadottare una valuta nazionale vuol dire potersi riappropriare di uno strumento essenziale di cui necessita uno Stato Sovrano per poter esercitare la sua autonoma politica economica: la moneta». Nelle premesse al Piano B, Paolo Savona critica il modello tedesco per aver privati gli altri stati membri della possibilità di monetizzare i debiti sovrani e lancia l’idea di una “nuova lira” con un cambio di 1 a 1 con l’euro, portando alcuni esempi storici di “breakup”, dall’Impero Austro Ungarico alla Cecoslovacchia, di cui fare tesoro. In base a quanto prevede la stessa Costituzione, l’Italia – secondo Savona – avrebbe già ceduto fin troppe quote di sovranità all’Ue e la minaccia di uscire dall’euro, anche se poi non dovesse essere attuata, resta comunque «necessaria perché può essere usata come deterrente nei confronti delle controparti europee».
Trattati europei incostituzionali
Secondo Savona «dal Trattato di Maastricht a quello di Lisbona, le nostre istituzioni hanno accettato, senza alcuna condivisione democratica, l’imposizione di regole e limitazioni alla propria sovranità economica, come il vincolo del 3% nel rapporto deficit/Pil». Ma anche quello del pareggio di bilancio: il tutto, secondo il professore, aggirando i supremi principi della Costituzione e ponendo le proprie leggi a un livello inferiore rispetto ai regolamenti Ue. Sarebbe il principio della “Lex Monetae” a consentire all’Italia di uscire unilateralmente dall’Eurozona «nell’interesse nazionale». Il testo, redatto nel 2o15 prima della Brexit, esclude che l’operazione possa avvenire , in base a Maastricht, con un referendum abrogativo.
L’uscita segreta
Al contrario, tutti i preparativi per l’eurexit andranno fatti in gran silenzio, in riunioni “carbonare” di pochi funzionari. Solo a giochi fatti andranno avvisati i partner europei, gli organi ufficiali e il Fmi. Nel capitolo sulla “gestione della decisione”, Savona mostra di conoscere perfettamente i rischi che l’intervento comporta: crollo dei titoli, crescita dello spread, crisi bancarie. Per questo «il grado di riuscita del Piano B è in funzione del livello di segretezza che riesce a mantenere ». Anche per prevenire la prevedibile fuga di capitali. : lo scenario è quello un comitato formato da istituzioni pubbliche e private, che dovrebbe agire nell’ombra per mesi, per poi uscire improvvisamente allo scoperto e mettere il mondo e l’Ue di fronte al fatto compiuto. Come riuscire a mantenere tale riservatezza è un mistero. Ed è lecito avanzare qualche dubbio se possa costituire un modus operandi corretto nei confronti dell’opinione pubblica?
L’annuncio a sorpresa
Lanciato il sasso, bisogna tendere la mano. Dopo aver messo stati membri, Fmi e organi di controllo con spalle al muro, è urgente a correre ai ripari per non compromettere le relazioni economiche e diplomatiche ed evitare contenziosi legali legati alla rimodulazione del debito e ai contratti internazionali. A quel punto, secondo Savona, sarebbe «bene cercare la cooperazione in particolare con la Commissione europea e la Bce». Come potranno accettare che un altro paese resti «restare all’interno dell’Ue, sforando i vincoli dei trattati»? Basterà onorare i debiti e rilasciare «dichiarazioni amichevoli sugli altri membri», sostiene Savona, per restare amici più di prima con i nostri partner. Il passo successivo è la stampa e la diffusione della cosidetta “nuova lira”. In questa fase di transizione Savona raccomanda di «massimizzare» l’uso della moneta virtuale, assegni e buoni e di lasciare doppi prezzi, in lira ed euro, su servizi e prodotti. Per evitare che i correntisti ritirino tutti i loro risparmi in contanti, temendo un cambio svantaggioso con la moneta comunitaria, Savona consiglia di «chiudere le banche» e i mercati, a meno che l’annuncio a sorpresa non si verifichi nel weekend, di «aumentare drasticamente i controlli sulle transazioni e su tutte le istituzioni finanziarie».
Il D-Day
Per completare l’operazione occorrerebbero in tutto al massimo 7 mesi. Savona propone una stringente e dettagliata tempistica per il suo D-Day. Per la pianificazione in segreto dell’uscita, secondo Savona, occorre circa un mese. La notizia ai partner dell’Eurozona e alle organizzazioni monetarie andrà notificata il venerdì, per evitare lo shock sulle Borse e la corsa agli sportelli: nei 3 giorni del fine settimana le autorità spiegano il piano e il governo ridenomina il debito. Al lunedì l’introduzione della “nuova lira” a parità con l’euro e la riconversione dei salari. Tra martedì e mercoledì la riapertura di banche e mercati finanziari. Entro 3/6 mesi la conversione sarebbe completata: le nuove lire sarebbero già disponibili in quantità sufficiente per soppiantare definitivamente l’euro. Savona suggerisce, a livello operativo, di nazionalizzare la Banca d’Italia e stralciare il principio del pareggio di bilancio modificando l’art.81 della Costituzione; più una serie di misure per evitare una macelleria sociale, dagli investimenti pubblici alla detassazione per le fasce di reddito più esposte e per i settori produttivi strategici, fino alla reintroduzione del vecchio Iri. E la «Nuova Era Economica Sovrana» potrà finalmente cominciare.