Russia e Cina hanno impostato da tempo relazioni sempre più strette. Poco prima dell’invasione dell’Ucraina, hanno siglato un accordo su gas e petrolio da 120 miliardi di dollari: Pechino, probabilmente, pagherà le importazioni metà in rubli e metà in renminbi, con l’obiettivo di escludere sempre più l’uso di dollari
Il piano di pace… non c’era. Sono mesi che si aspetta la mediazione cinese tra Russia e Ucraina. E nei giorni scorsi è lievitata l’attesa per la proposta in 12 punti che Pechino ha prima annunciato e poi presentato, innanzitutto al Cremlino e poi al mondo. Non l’ha presa sul serio nessuno. Ed è probabilmente il caso, come lo era già prima, di mettere in soffitta l’idea che Xi Jinping possa e voglia fare da mediatore tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Al Partito Comunista Cinese interessava che l’invasione dell’Ucraina dimostrasse la debolezza dell’Occidente e creasse divisioni tra Europa e Stati Uniti. Il fatto che Putin abbia fallito nell’obiettivo non significa che Pechino abbia deciso di abbandonarlo: una cosa è che il Cremlino non abbia raggiunto l’obiettivo iniziale, un’altra è che l’Occidente risulti vincente nel respingere in toto l’aggressione russa. La Cina non potrà mai essere un mediatore: le manca il requisito essenziale dell’equidistanza. Dal 2012, quando è salito al potere, Xi ha incontrato Putin 39 volte. Da quando l’invasione dell’Ucraina è iniziata, ci sono stati 13 incontri ufficiali di alto livello tra esponenti dei governi russo e cinese.
Ora si attende un viaggio di Xi a Mosca. Xi non ha invece avuto contatti diretti con Zelensky dal febbraio 2022: solo Wang Yi, quando era ministro degli Esteri, ha avuto tre scambi con la sua controparte ucraina Dmytro Kuleba. Russia e Cina hanno impostato da tempo relazioni sempre più strette. Poco prima dell’invasione dell’Ucraina, hanno siglato un accordo su gas e petrolio da 120 miliardi di dollari: Pechino, probabilmente, pagherà le importazioni metà in rubli e metà in renminbi, con l’obiettivo di escludere sempre più l’uso di dollari. E nel 2022 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 180 miliardi di dollari: la Cina ha rimpiazzato la Germania come maggior importatore di energia dalla Russia. Naturalmente, oltre agli ottimi rapporti politici e al boom del commercio, le manovre militari congiunte continuano e si sospetta (senza certezza) che Pechino stia mandando a Mosca materiale a doppio uso, civile ma anche militare. Risultato: i 12 punti della mediazione erano generici, poco più che propaganda, per dire «vogliamo la pace». Niente di concreto. È che, nell’invasione dell’Ucraina, la Cina non è neutrale. È bene ricordarlo.