SPECIALE EUROPA
Fonte: Corriere della SeraCosì 6 giovani italiani su 10. Promossa la libera circolazione delle merci
Identità europea
Dicono gli intervistati che gli elementi che rendono unica l’identità europea sono la cultura, la libertà e il valore della persona. Quattro su dieci, poi, indicano la religione cristiana. Quindi le ombre. Per quasi sei su dieci (58%) quest’Unione europea appare un esperimento non riuscito. Il 22,4% la boccia del tutto. Ma al suo interno il dato risente delle differenze sociali e del titolo di studio. Perché se a parlare di «fallimento» sono due intervistati su tre con la formazione dell’obbligo, tra i laureati
il tasso scende sotto la metà. «I giovani delle fasce deboli non vedono nessun valore aggiunto nell’Ue», spiega uno dei curatori della ricerca, Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano. La maggioranza, in realtà, si augura il rilancio del progetto comunitario e la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Ma la metà si dice pessimista sull’esito. Le cause? La poca fiducia su chi guida l’Europa, le «troppe divisioni tra i Paesi», la «difesa degli interessi di parte». A proposito delle divisioni. I giovani italiani pensano che l’Ue abbia bisogno di consolidare il senso di appartenenza. Non sorprende quindi che se si va a vedere il «grado di prossimità», la maggior parte indica la Spagna come il Paese più «vicino». Francia e Regno Unito sono visti abbastanza distanti. La Germania è percepita lontana. Mentre i Paesi scandinavi e dell’Est Europa sono ritenuti realtà molto diverse.
I vantaggi
Non mancano gli aspetti positivi. Uno su tutti: grazie all’Ue non ci sono visti da chiedere, passaporti da mostrare e frontiere da passare. Pollice su (per il 66,2%) anche per la libera circolazione delle merci, degli scambi economici e la promozione dell’integrazione tra culture diverse (58,2%). Per questo, due ragazzi su tre sono convinti che, nonostante tutto, il progetto comunitario sia più un’opportunità che un vincolo. E che bisogna andare avanti. Ma servono un esercito comune, un’unica politica sociale ed estera. E insomma se da un lato ci sono i «pessimisti», dall’altro i «costruttivi». In mezzo: gli «sfiduciati». «Il giudizio sull’Europa è fortemente influenzato dall’atteggiamento che i giovani hanno nei confronti delle istituzioni italiane», analizza Rosina. Ed è un passo indietro. Perché «abbiamo sempre amato l’Ue: per noi era la realtà che risolveva i problemi del Paese. Ma ora quel consenso si è assottigliato di molto». E come ci si arriva al voto del 25 maggio? «C’è molta delusione per come Bruxelles ha gestito la crisi. In assenza di un partito credibile e con una vera ricetta di rilancio, non deve sorprenderci un voto di protesta».