30 Gennaio 2025

Nel rapporto dell’Istituto universitario europeo, la Russia è identificata come la principale minaccia per l’Unione europea nel 2025, seguita da altri rischi come il ritiro degli Stati Uniti, un confronto armato tra Iran ed Israele e attacchi alle infrastrutture comunitarie

È un panorama preoccupante quello tratteggiato in un rapporto dell’Istituto universitario europeo, tutto dedicato ai rischi geopolitici che l’Unione europea sarà chiamata ad affrontare nel 2025. Tra i pericoli più elevati c’è la decisione americana di ritirarsi dall’Europa, un intervento russo in un Paese europeo non appartenente alla Nato, un confronto armato tra Iran ed Israele, e un attacco contro infrastrutture comunitarie.
La relazione, pubblicata martedì 28 gennaio, si basa sulle risposte di 400 esperti chiamati a stilare una classifica di 30 rischi tali da mettere in pericolo «la coerenza, l’unità, la sicurezza e la prosperità» dell’Unione europea. «La Russia occupa un posto di rilievo nell’elenco delle preoccupazioni degli esperti europei. Sette dei 30 rischi individuati dall’indagine sono incentrati sulle azioni della Russia o sul suo potenziale destabilizzante per gli interessi dell’Unione europea nel 2025», si legge nel rapporto.
In questo senso, gli esperti sentiti dall’IUE considerano che «un cessate il fuoco favorevole alla Russia nella sua guerra contro l’Ucraina» sia un rischio elevato. Nello stesso modo è un rischio elevato anche la possibilità che in Georgia si insedi un governo favorevole a Mosca. Invece gli stessi esperti ritengono che un confronto armato tra la Nato e la Russia; l’uso da parte del Cremlino di armi nucleari; e l’arrivo a Chișinău di un governo pro-russo siano rischi moderati.
«Le pressioni esercitate su Kiev affinché accetti un compromesso affrettato con Mosca non sono solo un passo falso strategico, ma un rischio esistenziale per la sicurezza europea», ha detto Veronica Anghel, autrice dello studio. «Il nostro sondaggio mostra un consenso schiacciante tra gli esperti su questo tema (…) Ciò che colpisce è il livello di consenso su tutte le minacce emergenti, che smentisce la percezione di opinioni contrastanti che il pubblico potrebbe ricavare dai media».

Più in generale, tra i rischi da segnalare ci sono «l’uscita di scena degli Stati Uniti dal quadro di sicurezza europeo» (elevato); «un attacco cibernetico o ibrido contro infrastrutture europee» (elevato); l’arrivo verso il continente europeo di flussi migratori dal Medio Oriente (elevato); «massicci attacchi terroristici in Europa» (moderato); un conflitto tra Taiwan e Cina (moderato); un confronto militare diretto tra la Cina e gli Stati Uniti (moderato).
Infine, tra i rischi remoti, gli esperti interpellati dall’Istituto universitario europeo hanno segnalato tra le altre cose l’esplosione di violenza politica organizzata tale da coinvolgere gruppi estremisti nell’Unione europea; una lotta per il potere a Mosca; un confronto armato tra Kosovo e Serbia; conflitti violenti nel Corno d’Africa; la secessione della Republika Srpska dalla Bosnia-Erzegovina; e un conflitto tra le forze turche e i gruppi armati curdi.
Lo studio pubblicato dall’Istituto universitario europeo mette in luce quanto la scena internazionale sia cambiata in poco tempo, diventando assai più instabile e incerta. In questo contesto, l’Unione europea sta discutendo di un rafforzamento del proprio assetto di difesa. I capi di Stato e di governo si riuniranno a Bruxelles il 3 febbraio per un vertice dedicato alla questione.

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