19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Danilo Taino

Se saprà dare concretezza agli slogan, il summit del 2021 può essere quello del rilancio dopo anni di marginalità


Un punto centrale della propaganda di Xi Jinping è che l’Occidente sarebbe entrato in una fase di declino irreversibile. È la base teorica con cui Pechino spiega la sua ricerca dell’egemonia regionale e globale. Per questo il presidente cinese vede con fastidio il G7 che si apre venerdì in Cornovaglia: sa che il vertice potrebbe essere il primo passo per iniziare a smontare la sua argomentazione. Al vertice nel Sud inglese, gli Stati Uniti, i maggiori Paesi della Ue, il Regno Unito, assieme alle democrazie asiatiche e africana, hanno l’occasione per affermare, non solo a parole, di essere in grado di offrire prospettive e soluzioni al resto del mondo. Come nessun altro. Joe Biden arriva in Cornovaglia sull’onda della promessa di donare 500 milioni di dosi di vaccino ai Paesi più poveri. Ci si aspetta che anche europei e il padrone di casa Boris Johnson si muovano nella stessa direzione.
Oltre agli impegni sui cambiamenti climatici, nel comunicato finale del vertice probabilmente ci sarà la richiesta all’Organizzazione Mondiale della Sanità di condurre una nuova indagine sull’origine della pandemia — trasmissione da animali o fuga dal laboratorio di Wuhan. Forse ci sarà un cenno alla repressione degli uiguri nello Xinjiang e sull’uso del lavoro forzato nelle catene di produzione globali. Questioni che irritano Xi. È che Usa, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada, ai quali in questa occasione si aggiungono India, Corea del Sud, Australia e Sudafrica, possono presentarsi come il gruppo delle maggiori democrazie impegnate a difendere libertà ed economie di mercato fondate sulle regole.
Le differenze tra i Sette non mancano, come si è visto nella tensione tra Biden e Johnson sul confine nordirlandese e come si nota nello scetticismo di Angela Merkel ed Emmanuel Macron ad apparire come parte di un fronte unito opposto a Xi e a Putin. Fatto sta che, se saprà dare concretezza agli slogan, il summit del 2021 può essere quello del rilancio del G7, dopo anni di marginalità. Un ritorno in forma nuova: meno economia e meno globalizzazione, più sfida geopolitica. Per chiarire che il declino dell’Occidente non è poi così inevitabile.

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