24 Novembre 2024

I numeri, in linea con la percezione avuta nei padiglioni, superano il 2023 quando i visitatori erano stati 215 mila. L’edizione 2025 si terrà dal 15 al 19 maggio. Stefano Massini aggredito al termine della sua presentazione

Si è chiuso lunedì 13 maggio ma guarda già al 2025 il Salone del Libro. Numeri in linea con la percezione avuta nei padiglioni e le aspettative che impongono a ogni edizione di superare la precedente: 222 mila i visitatori della trentaseiesima (erano stati 215 mila nel 2023), annunciati, alla fine della conferenza stampa, dall’amministratore delegato Piero Crocenzi. «A me i numeri non li dicono, sono sempre l’ultima a sapere le cose», scherza passandogli la parola Annalena Benini, giocando con l’immagine, su cui molti hanno ricamato, di direttrice fin troppo discreta che ama stare dietro le quinte («Sono andata a molti incontri e a volte non riuscivo a saltare le code perché non mi riconoscevano»).
In segno di piccola discontinuità con il passato Silvio Viale, chiudendo l’edizione, annuncia con largo anticipo alcune novità del 2025, non soltanto le date (15-19 maggio), ma anche il Paese e la Regione ospiti: Paesi Bassi e Campania (terra del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano). A sorpresa arriva il collegamento video con il presidente Vincenzo De Luca e la politica fa subito irruzione. «È un onore per noi questo invito — scandisce il governatore —. Una bella occasione di dibattito e di confronto in un momento complicato nella vita del nostro Paese». De Luca parla del «clima generale di opportunismo, di assuefazione e di conformismo» che vede gravare sull’Italia: «Sono impressionanti quelle magliette con stampati i simboli di un partito e spero che l’anno prossimo non dovremo venire con la tessera in mano per parlare. Avere un luogo di dibattito libero e di confronto delle idee è importante. Così come sarà importante discutere del destino della democrazia italiana, anche in relazione alla rottura dell’unità nazionale che io pavento. Noi verremo a Torino con le nostre caratteristiche, le nostre qualità e i nostri difetti, ma sempre con un elemento di imprevedibilità, di non conformismo».
I numeri confermano l’immagine percepita di un Salone giovane: «Sono arrivati 28.300 studenti e insegnanti, di cui 5.200 da fuori Piemonte. L’84% dei visitatori ha comprato il biglietto online. Il 29% sono under 25, il 61% under 40» snocciola Crocenzi, ricordando che in cinque anni il Salone è passato dai 63 mila metri quadri degli spazi espositivi ai 137 mila di quest’anno. Dietro ai cinque giorni di folla, di entusiasmo, di code che in qualche momento hanno stressato l’organizzazione, ce ne sono 360 di lavoro, ricorda il presidente del Circolo dei lettori Giulio Biino.
Benini quell’anno trascorso dal primo aprile 2024, quando è stata chiamata, lo sintetizza una frase: «Ma che bel Salone!», prima di aggiungere: «Ho imparato un lavoro nuovo che è davvero entusiasmante, ho lavorato con uno staff composto da persone appassionate, simpatiche, bravissime che mi hanno accolto con calore. Abbiamo reso reale ciò che immaginavamo». Tutto bello, tutto entusiasmante, un programma ricchissimo, editori soddisfatti delle vendite, anche se, scherza, «ci sono stati momenti di imbarazzo profondo quando mi hanno detto che c’era una persona che voleva saltare le file dicendo: sono la madre della direttrice. E in effetti era mia madre».
A margine della conferenza stampa torna sulle contestazioni delle associazioni pro Palestina che sabato hanno cercato di forzare l’ingresso lamentando uno scarso spazio e chiedendole di prendere posizione: «Il Salone ha fatto quello che è nella sua natura, cercare di dare la parola a tutti e ascoltare tutti — spiega —. È stato costruito con cura un programma in cui si è dato voce a tutti, soprattutto a persone che hanno visto e sono state nei luoghi del conflitto».
Lunedì 13 una contestazione solitaria c’è stata proprio in uno degli ultimi incontri del Salone, quello con Stefano Massini che assieme a Danco Singer presentava Mein Kampf (Einaudi), testo teatrale che indaga la formazione e i deliri del pensiero nero di Adolf Hitler. Fin dall’inizio l’incontro è stato disturbato dalla presenza di un uomo sulla settantina in prima fila, che ha cominciato, prima borbottando, poi in tono più alto, a contestare le ricostruzioni di Massini, con frasi come: «Non è vero, tutto inventato, è solo propaganda». Alla fine si è avvicinato allo scrittore strattonandolo per la giacca e gridando: «Stai riscrivendo la storia», prima di essere allontanato dal servizio d’ordine. Massini non enfatizza l’episodio: «È successo qualcosa di sgradevole, lo definirei così. Certo al Salone del Libro un dito su uno scrittore non si alza».

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