Dal «pizzo di Stato» evocato da Giorgia Meloni alla posizione presa trent’anni fa da Silvius Magnago, il patriarca dei sudtirolesi: «Ci sono però dei doveri che tutti i cittadini hanno. E pagare le tasse è uno di questi. Indipendentemente dal fatto che io sia o meno d’accordo con le istituzioni»
«Se si impongono solo tasse è quel popolo a parlare di pizzo di Stato. E una politica onesta dà voce a quei cittadini stufi della vessazione continua. Che c’è di male in questa constatazione?», ha scritto Francesco Storace, già celebre come Epurator, per difendere Meloni dalle «mistificazioni» che per lui «si sono inventati» i suoi avversari sulla famosa frase detta dalla premier nel comizio di chiusura dell’ultima campagna elettorale: «Dice la sinistra: voi volete gettare la spugna sulla lotta all’evasione fiscale. Mai. Ma la lotta a evasione fiscale si fa dove sta davvero l’evasione. Big company. Banche. Frodi sull’Iva. Non il piccolo commerciante al quale vai a chiedere il pizzo di Stato perché devi fare caccia al gettito». (Testuale, youtube). Detto a Catania. Nell’isola oppressa da troppo tempo dalle cosche. Dove nacque la rivolta contro il pizzo mafioso che costò la vita al catanese-palermitano Libero Grassi. «Parole orribili», ha detto Carlo Cottarelli. «Ignobili», per Tito Boeri. Infelici, come minimo.
Certo parole lontane anni luce da quelle che usò trent’anni fa un patriota vero, Silvius Magnago, il patriarca dei sudtirolesi per decenni contestatissimo dalle adunate bolzanine dei missini. Umberto Bossi, in una delle sue sparate eversive a ridosso di Tangentopoli, aveva tuonato a Pontida: «Se dopo la Finanziaria non saranno convocate nuove elezioni potremmo chiamare la gente ad uno sciopero fiscale generalizzato». Insensato, spiegò Magnago al Corriere: «La mia patria è l’Austria, a lei appartiene il mio cuore. Ma il mio stato è l’Italia. E io voglio essere un buon cittadino». Quindi: «Io quell’invito non l’avrei fatto mai. Come me, patriota austriaco ma cittadino italiano, anche un milanese può amare la sua patria e odiare il suo stato. Ci sono però dei doveri che tutti i cittadini hanno. E pagare le tasse è uno di questi. Indipendentemente dal fatto che io sia o meno d’accordo con le istituzioni». Anche se lo stato è così corrotto? «Sì, anche se lo stato è così corrotto. Noi siamo forse l’unico partito di governo, in Italia, che non ha intascato una lira sporca. Ma nonostante il disagio di vivere in uno stato così corrotto insisto: le tasse vanno pagate. In ogni caso. Perché se lo stato va in malora andiamo in malora tutti». Altri uomini, altra cultura. Si fa presto a dire patrioti…