Fonte: La Repubblica
di Anna Lombardi
L’ex vice di Obama, dato da tutti per spacciato, rinasce nel super martedì grazie all’endorsement di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar
«È una notte straordinaria, siamo più vivi che mai». È un Joe Biden raggiante quello che appare sul palco del Baldwin Hills Recreation Center di Los Angeles quando in California sono passate da poco le sette di sera e le urne sono ancora aperte, ultimo Stato dove a causa del fuso orario si vota ancora.
Nel resto d’America i giochi sono fatti. E l’ex vice di Barack Obama, fino a pochi giorni dato da tutti per spacciato, sa di essere tornato in gara. Con mezza America a fare il tifo per lui: «La nostra campagna sta decollando. Unitevi a noi per cambiare le cose» dice: brevemente interrotto dall’attacco di due fanatiche animaliste, lanciatesi sul palco cartelli anti-latte alla mano, e subito portate via di peso dai bodyguard.
Super Tuesday, i risultati: la California a Sanders
E pazienza se proprio la California, lo stato più popoloso d’America e dunque quello dov’erano in palio il maggior numero di delegati, 415 – non solo gli volta le spalle preferendogli il rivale Bernie Sanders, vittorioso con quasi il 30 per cento dei voti, come d’altronde ampiamente annunciato dai sondaggi. Ma lo relega addirittura al terzo posto, dopo Michael Bloomberg che qui ottiene il suo miglior risultato.
A dirla tutta, Biden non sfonda nemmeno in Texas, secondo premio più ambito della giornata, dove è testa a testa col rivale. Ma che importa: con un bottino di almeno 339 delegati torna prepotentemente in gara, frenando l’ascesa del candidato “socialista” che lo segue con 287.
Primarie Usa, i dem ricompattati per il Super Tuesday
«Non siamo la faccia dell’establishment. Vogliamo tutti la stessa cosa, una politica decente: e la gente lo ha capito». Al solito, è la senatrice del Minnesota Amy Klobucher a spiegare nel modo più semplice e diretto cosa ha scatenato in meno di 24 ore quello che già tutte le televisioni chiamano “lo tsunami Joe Biden”.
È bastato il ricompattamento del partito democratico intorno ad un unico candidato, l’ex vice di Obama appunto, appunto, per ribaltare le sorti della campagna elettorale. Imponendo sul podio della raccolta dei delegati proprio colui chiamato spregevolmente “Sleepy Joe”, Joe l’addormentato, da Donald Trump. Ma che tutti sanno essere il rivale finora più temuto dal presidente degli Stati Uniti, pronto a congelare gli aiuti ad un’intera nazione, l’Ucraina, pur di trascinarlo nel fango.
E invece. Nonostante l’età, le gaffe e lo scandalo del Kievgate – che lo ha comunque colpito, rischiando di affossarne la corsa – Biden è davvero l’araba fenice del Super Tuesday.
Tornato prepotentemente in gara dopo aver incassato nelle ultime ore gli endorsement più diversi: non solo quelli degli ex rivali Amy Klobucher e Pete Buttigieg – quasi certamente con lo zampino di Barack Obama – ma anche quello dell’ex consigliera alla sicurezza nazionale Susan Rice, l’attivista del movimento #MeToo Alyssa Milano, la vedova del senatore Ted Kennedy, Victoria: e tanti altri. Tanto da aggiudicarsi almeno 8 Stati su 14: Virgina, Alabama, Carolina del Nord, Tennessee, Arkansas, Massachusetts, Minnesota, e perfino l’Oklahoma che nel 2016 era stata vinta da Sanders. Mentre Sanders ottiene l’ambita California e poi Colorado, Utah e il suo Vermont: quasi sempre con percentuali inferiori a quelle di 4 anni fa.
Bloomberg e Warren gli sconfitti del Super Tuesday
Nella giornata del suo grande esordio, il miliardario Michael Bloomberg, che pure aveva aspettato il Super Tuesday per scendere in gara sperando nell’uscita di scena di Biden, non sfonda: e nonostante un investimento di 50 milioni di dollari in spot elettorali, primeggia in una sola gara, quella delle Samoa americane, imponendosi solo in California e in Utah, secondo a Sanders, però. Elizabeth Warren, invece, non vola nemmeno nel suo Massachusetts: dove è terza con poco più del 20 per cento, dietro a Biden che vince e Sanders.
Al 4926 di Cesar Chavez Street, nel quartier generale dei fedelissimi di Sanders qui a Austin, la rinascita di Joe Biden deprime profondamente i fedelissimi di Bernie. Un testa a testa che vuol dire che si spartiranno in parti quasi uguali il bottino di 228 delegati. Ad accorciare le distanze, dicono i commentatori, è stato il comizio di Dallas di lunedì sera, dove Biden è apparso con Klobucher, Buttigieg e Beto O’Rourke al suo fianco.E infatti poco più in là, al 2922 dello stesso stradone punteggiato di capannoni industriali ad est della capitale del Texas, i tanti che si sono riuniti nella sede locale della campagna di Biden esultano, sindaco della città Steve Adler – il veterano amico di Buttigieg anche lui unitosi all’ex vice di Obama nelle ultime ore – in testa.
«Sanders ha ancora il suo movimento» dice Ken Herman, editorialista politico del giornale locale Austin American-Statesman, anche lui alla festa. «Ma Biden ha decisamente il suo momento».