Fonte: Corriere della Sera
Il ministro degli esteri tedesco: «C’è bisogno di darsi una mano fra Paesi». L’ex cancelliere austriaco Kurz: «Idee inapplicabili»
Anche la Germania ha una proposta per la distribuzione dei rifugiati, in parte simile a quella formulata dal nostro ministro degli Esteri, Enzo Moavero, nell’intervista al Corriere. A lanciarla è stato il capo della diplomazia tedesca, il socialdemocratico Heiko Maas, secondo il quale in Europa «c’è bisogno di un’alleanza tra i Paesi disposti a dare una mano per dar vita a un meccanismo obbligatorio di ripartizione». La Repubblica Federale, ha spiegato il ministro, è pronta ad assumere un ruolo di guida in questa iniziativa: «Dobbiamo sollecitare e andare avanti insieme a quei Paesi membri dell’Unione europea che sono pronti ad accogliere profughi, gli altri rimangono invitati». Berlino, così Maas, vuole dare un contributo sostanziale, impegnandosi a prendere sempre una quota fissa di persone salvate in mare.
Probabilmente concordata con la cancelliera Merkel, la proposta di Maas ha un sostenitore inatteso in seno al governo federale: è il ministro degli Interni Horst Seehofer, per una breve stagione compare di Matteo Salvini, lo stesso che ha ideato il piano di deportazione dei migranti che si trovano sul territorio tedesco ma sono arrivati in altri Paesi dell’Unione, con i cosiddetti movimenti secondari. Da quando è riesplosa la crisi dei salvataggi in mare, Seehofer è schierato fianco a fianco della cancelliera per trovare soluzioni umanitarie. La conferma viene dal sottosegretario agli Interni, Stephan Mayer, anche lui come Seehofer della Csu bavarese, il quale ha spiegato che la proposta di Maas è in linea con le posizioni del ministro: «Vogliamo che questo indegno spettacolo nel Mediterraneo abbia fine e siamo in prima fila fra coloro che vogliono dare un aiuto». Tuttavia, ha aggiunto Mayer, «non vogliamo essere i soli che accolgono profughi salvati in mare». Dall’inizio dell’anno, la Germania ha accolto 223 persone recuperate nel Mediterraneo.
In realtà, la proposta del ministro degli Esteri solleva qualche perplessità all’interno della Cdu, aprendo una nuova fonte di tensione all’interno della Grosse Koalition. Secondo il vicepresidente dei deputati cristiano-democratici al Bundestag, Thorsten Frei, «ci sono cose che uno fa, ma è meglio che non ne parli in pubblico e un meccanismo per distribuire le persone salvate in mare è fra queste». Per Frei, infatti, un accordo formale potrebbe funzionare da pull factor, «incoraggiando altri migranti a prendere la strada dell’Europa».
Frei mette anche in guardia dal rischio che portando avanti la sua proposta sulla ripartizione dei profughi la Germania dia l’impressione di voler fare da sola, ignorano le preoccupazioni dei Paesi confinanti o vicini, leggi Austria, Polonia e gli altri di Visegrad: «Proprio noi tedeschi dobbiamo stare attenti a come vengono percepite dai nostri vicini, a torto o a ragione, iniziative sulla crisi migratoria come quella del ministro degli Esteri».
E una prima salva di sbarramento è venuta proprio da Vienna, dall’ex (e molto probabilmente prossimo) cancelliere austriaco Sebastian Kurz: «La distribuzione dei migranti in Europa è fallita — ha detto senza giri di parole —. Stiamo discutendo di idee del 2015 che si sono dimostrate inapplicabili». Secondo Kurz, «è ora di togliere ai traghettatori senza scrupoli il loro business, riportando le persone salvate in mare nei Paesi d’origine o di transito. Non dobbiamo mandare alcun falso segnale, dobbiamo impedire che altre persone mettano in pericolo la loro vita avventurandosi nel Mediterraneo».
Nel dibattito interno tedesco, è da registrare anche la voce di Christian Lindner, leader della Fdp, partito liberale all’opposizione, che chiede un impegno degli Stati ai salvataggi in mare, ma propone di costruire centri accoglienza «dignitosi e umani in Nord Africa gestiti dall’Onu» invece di creare un meccanismo di distribuzione dei profughi tra i Paesi europei con quote fisse, come chiede Maas.