Dieci giorni contro cinque mesi. Questo è quanto prevede lo stato per i congedi obbligatori rispettivamente di padri e madri. Due tempi che sottendono ritmi diversi, rafforzano pregiudizi e riescono in un colpo solo a discriminare entrambe le figure genitoriali: i padri in quanto uomini, le donne in quanto madri.
La mancanza strutturale di un welfare efficace e capace di supportare saldamente le famiglie con figli sta facendo scricchiolare sempre più un sistema che fino ad oggi si è retto esclusivamente sulle spalle delle donne, con il risultato di estrometterle dal mercato del lavoro e al contempo escludere gli uomini dalla cura dei figli.I congedi parentali sono il campo di una battaglia in cui si scontrano e si intrecciano nuove figure genitoriali, un mercato del lavoro ancora succube di vecchi standard e uno Stato sempre più assente che ha fatto delle misure spot ed inefficaci sul lungo periodo lo slogan di un’ininterrotta campagna contro il calo demografico.