l futuro di Fininvest è stato scritto su un foglio di carta il 2 ottobre 2006. Silvio Berlusconi aveva appena compiuto 70 anni. «Lascio la disponibile in parti eguali ai miei figli Marina e Pier Silvio». Il futuro di Marta Fascina è invece in una lettera di 17 anni dopo, scritta su carta intestata Villa San Martino. La lettera è datata 19 gennaio 2022: «Sto andando al San Raffaele», si legge in un foglio consegnato da Marta Fascina al notaio Arrigo Roveda che l’ha pubblicato come testamento olografo. Il Cavaliere si rivolge ai figli: «Cara Marina, Pier Silvio, Barbara ed Eleonora» (dimenticando il più giovane Luigi). Alla compagna degli ultimi tre anni della sua vita, Silvio Berlusconi ha destinato cento milioni. Il fondatore di Fininvest ha voluto ricordare anche il fratello Paolo al quale ha lasciato la stessa cifra. E ha pensato all’assistente e amico di una vita Marcello Dell’Utri al quale vanno 30 milioni. A tutti, «per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me». È una cifra complessiva di 230 milioni che gli eredi dovranno versare «come donazione dalle eredità di tutti i miei beni». Silvio Berlusconi aveva già anticipato a Paolo «in più occasioni, con la straordinaria generosità che lo ha sempre contraddistinto, l’intenzione di lasciare la somma di 100 milioni di euro», ha fatto sapere Paolo Berlusconi.
L’assetto di Fininvest
La ricaduta immediata delle ultime volontà è che un terzo del patrimonio, appunto la quota «disponibile», va esclusivamente ai suoi due primi figli. Così Marina e Pier Silvio salgono alla maggioranza assoluta (53% complessivo suddiviso in quote uguali) del gruppo Fininvest. Come ci sono arrivati? Con la legittima erano saliti al 33% mentre i tre fratelli al 47%. Il padre che aveva il 61% ha lasciato il terzo residuo, cioè circa il 20%, solo ai due figli già operativi nel gruppo. E così ora con il 53% governano in modo autonomo, garantendo quella continuità di gestione che era comunque già stata impostata, e condivisa, in passato. Tant’è che da molti anni la presidenza è affidata a Marina Berlusconi. E mai messa in discussione dai fratelli più giovani Barbara, Eleonora e Luigi, figli di Veronica Lario. A loro dunque, che già dividevano in parti uguali il 21,87%, va solo la parte di legittima, ovvero un 24,99% aggiuntivo che porta la partecipazione dei tre fratelli al 47% di Fininvest. In base alla ripartizione 60/40 dell’eredità — cioè delle percentuali di patrimonio trasferite da una parte a Marina e Pier Silvio e dall’altra ai figli del secondo matrimonio — gli eredi, si faranno carico delle donazioni decise da Silvio Berlusconi per Marta Fascina, Marcello Dell’Utri e Paolo Berlusconi. In questa prospettiva, 138 milioni saranno a carico dei due maggiori.
Lo stile
Ciò che sorprende nelle ultime volontà di Silvio Berlusconi è la semplicità e la sintesi. Poche le parole usate per trasmettere alla seconda generazione una realtà articolata — con un patrimonio netto totale di 4,5 miliardi — fatta da grandi aziende quotate come Mfe-Mediaset e Mondadori, oltreché dalla partecipazione in Banca Mediolanum. Senza dimenticare il Monza Calcio che l’imprenditore ha fatto crescere fino alla massima serie. Niente a che vedere con il ritmo impetuoso usato da Bernardo Caprotti, il fondatore di Esselunga scomparso nel 2016, che aveva disegnato gli scenari futuri del suo gruppo. O quello di Leonardo Del Vecchio dove l’imprenditore aveva ricordato le tappe della crescita del suo impero. Quello di Silvio Berlusconi è uno stile asciutto, come se tutto fosse dato per scontato perché già impostato da tempo. Ai figli grandi lascia nei fatti la gestione di Fininvest con le sue attività strategiche, tra tv ed editoria. Marina e Pier Silvio in assemblea, sia ordinaria sia straordinaria, hanno il controllo blindato, senza quindi l’esigenza di trovare maggioranze qualificate nella governance della società. A Barbara & c resta una minoranza corposa per incassare i dividendi che una buona gestione può portare. Quest’anno 100 milioni da dividere per cinque.
Gli equilibri familiari
Sono contenti così? «C’è una grande concordia in famiglia e volontà di gestire assieme una fase che è molto delicata», ha fatto sapere l’avvocato Carlo Rimini, esperto di diritto di successione e che assiste Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi. «Non è vero che c’è uno schieramento di fronti — ha chiarito l’avvocato —. Ci sono professionisti che danno una mano a una famiglia coesa a risolvere i problemi». D’altronde da subito i tre giovani avevano preso strade diverse rispetto a Marina e Pier Silvio. Nel 2005 il fondatore decise di aprire il capitale ai «ragazzi», che all’epoca erano poco più che adolescenti (solo Barbara aveva 21 anni), trasferendo loro la proprietà di una quota Fininvest. Un anno dopo il Cavaliere aveva già scritto il primo testamento con l’indicazione di lasciare la «disponibile» ai maggiori. Luigi e Barbara sono stati riconfermati a fine giugno nel board della Fininvest nella quale hanno un ruolo di azionisti. Le loro attività sono concentrate nella holding H14 che per mestiere investe nelle piccole e medie aziende tecnologiche ed è partecipata con quote uguali da tutti e tre. Ora appaiono tutti e cinque ancora più uniti, consapevoli che il momento è delicato e bisogna concretizzare e far quadrare le ultime volontà di Berlusconi con la complessità del gruppo e della procedura, tenuto conto che non è stato nominato un esecutore testamentario.
I prossimi passaggi
E peraltro il perimetro ereditario deve essere ben delimitato: occorre mappare tutti i beni che non sono registrati, i conti correnti, i conti titoli, le polizze, gli investimenti personali. E anche sull’altro lato, eventuali debiti da soddisfare. Una gran parte del patrimonio di Berlusconi è nota mentre ciò che è più personale e riservato dovrà essere rilevato e valutato per essere distribuito nelle quote previste dalla successione. Ma anche l’assenza di rigidi paletti di governance nello statuto Fininvest sembra indicare che la coesistenza tra tutti i soci-famiglia è fondata sulla fiducia. Il fondatore non ha costruito impalcature societarie o introdotto regole statutarie che alzano barriere o impongono strettoie. Lo statuto della Fininvest potrebbe essere quello di una qualsiasi piccola azienda familiare di provincia. Inutile introdurre blocchi azionari, maggioranze qualificate, azioni di serie A e B. E, addirittura, non esiste nemmeno il diritto di prelazione interna nel caso un socio volesse vendere. Semplicemente l’ipotesi non è contemplata. È la stessa semplicità alla base delle ultime volontà del Cavaliere che non si affida a principi del foro e dell’arzigogolo giuridico per dettare passo dopo passo, comma su comma tutto ciò che dovrà essere fatto con il patrimonio che ha tirato su in 60 anni. Poche parole, invece, per ribadire ciò che già aveva messo in chiaro affidando a Marina e Pier Silvio non solo Fininvest, ma anche le sue personalissime quattro Holding Italiana: Prima, Seconda Quarta e Ottava. Cioè il piano attico dell’impero, le custodi del 61% del gruppo. Saranno loro, i figli quasi coetanei di Fininvest, a guidare la holding. Come lo faranno è un problema loro. Il Cavaliere nelle sue asciuttissime righe non ha dato alcuna indicazione, non ha predisposto alcun cordone sanitario. E’ come se avesse detto: adesso arrangiatevi.
Forza Italia
Nella sintesi del testamento non c’è nemmeno una riga su Forza Italia. Ma forse anche questo argomento fa parte di quel testamento non scritto che Berlusconi ha lasciato, confidando sulle parole, le strette di mano, la fiducia personale. Che era un tratto caratteristico anche dell’imprenditore. Resta il fatto che oggi esiste un debito di 90 milioni del partito nei confronti della famiglia. Ora si apre il capitolo tecnico della gestione della procedura ereditaria. I tempi non saranno brevi ma al momento non c’è alcun segnale di attriti tra gli eredi. Anzi i messaggi sono improntati alla compattezza e alla collaborazione. Fininvest ha appena approvato il bilancio 2022 e dunque all’orizzonte non vi sono appuntamenti societari con il nuovo assetto. Il consiglio di amministrazione è stato confermato, così come il ruolo di presidente di Marina Berlusconi. Il gruppo ha chiuso il 2022 con 3,8 miliardi di ricavi e un utile netto consolidato di 200,2 milioni. La holding negli ultimi tre anni ha distribuito dividendi complessivi per 350 milioni.