19 Settembre 2024
Parlamento

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Il 13 ottobre si riuniranno le nuove Camere. Poi la scelta dei presidenti di Camera e Senato. A seguire le consultazioni. Decisivo il responso delle urne ma anche fattori esterni come la crisi internazionale e l’emergenza energetica. Il tempo medio di formazione di un governo nato dalle elezioni è di oltre 65 giorni

Cosa succederà dalle 23 di questa sera, alla chiusura dei seggi elettorali? Il timing per la formazione del nuovo Governo ha sicuramente una data certa: quella del 13 ottobre, il giorno in cui si riuniranno per la prima volta le nuove Camere, tagliate dal Rosatellum: 400 deputati e 206 senatori, compresi i sei a vita. L’articolo 61 della Costituzione prevede infatti che i due rami del Parlamento vengano convocati “non oltre il ventesimo giorno” dal voto.
Il 13 ottobre sarà una data spartiacque perché i senatori e i deputati eletti, dopo aver dato vita ai gruppi parlamentari, dovranno scegliere come primo atto i presidenti di Camera e Senato: un voto che di fatto indica una maggioranza e prelude a un accordo di massima sul Governo. Una volta eletti i vertici del Parlamento, prenderanno il via le consultazioni del Capo dello Stato che chiamerà al Quirinale i capigruppo, i leader delle coalizioni, gli ex presidenti delle Camere e i presidenti emeriti della Repubblica per capire gli orientamenti prima di affidare l’incarico a formare il nuovo esecutivo.
Qui entra in gioco il responso che uscirà dalle urne. Qualora l’esito fosse chiaro e l’incarico fosse pieno, il o la prescelto/a si presenterà dopo pochi giorni con una lista di ministri. Una volta che chi è stato incaricato avrà concordato la lista dei ministri con il Colle, il Governo potrà giurare al Quirinale e a quel punto si riterrà formalmente insediato. Poi, però, entro 10 giorni, dovrà chiedere e ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento. Solo a questo punto, l’Esecutivo sarà nel pieno dei propri poteri.
Con un esito del voto non chiaro le strade percorribili sono due, la prima è un incarico “con riserva” a una figura che svolgerà, a sua volta, delle consultazioni che lo porteranno a sciogliere la riserva e a presentare la lista dei ministri al Colle o a rinunciare. Fu il tentativo non riuscito dall’economista Carlo Cottarelli nel 2018. In alternativa il Capo dello Stato potrebbe affidare un “incarico esplorativo” a una personalità terza per vedere se si potrà dar vita a una nuova maggioranza. Come accadde sempre nel 2018 con gli ‘esploratorì presidenti di Senato e Camera, prima Elisabetta Casellati poi Roberto Fico.
Ovviamente i tempi di formazione del governo dipenderanno proprio dal quadro politico che emergerà dalle urne. Secondo osservatori istituzionali, dal 1946 al 2016, se consideriamo i tempi necessari alla formazione dei soli esecutivi nati dopo le elezioni, il tempo medio è di 67 giorni. Mentre se si considerano anche quelli infra-elettorali il tempo medio scende a circa 32 giorni. Nella scorsa legislatura, a fronte di elezioni tenute il 4 marzo 2018, il governo giallo-verde, il Conte 1, si insediò solo l’1 giugno. Viceversa nel 2001, quando il 13 maggio si affermò in modo chiaro un centrodestra unito, già l’11 giugno, quindi dopo meno di un mese, il governo Berlusconi giurava al Quirinale. A influenzare il timing per la formazione del nuovo esecutivo saranno anche fattori esterni come l’emergenza internazionale e la crisi energetica incombente.

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