Intervista al vice di Lula, Geraldo Alckmin: «Sarà un enorme mercato di libero scambio». Ma rassicura Meloni e agricoltori italiani: «L’apertura dell’export avverrà per gradi»
«Stiamo creando un blocco economico che coinvolge più di 700 milioni di persone, con un Pil complessivo di 22.000 miliardi. Sarà uno dei più grandi mercati del mondo e offrirà enormi opportunità di commercio e occupazione». Geraldo Alckmin, vice-presidente e ministro di Industria, Sviluppo e Commercio del Brasile, è «ottimista» rispetto alla creazione di una zona di libero scambio fra i 27 Paesi dell’Unione europea e i quattro del Mercosur (Brasile-Argentina-Uruguay-Paraguay). A Roma per la nomina del cardinale brasiliano Jaime Spengler, Alckmin ha incontrato alcuni imprenditori italiani e il Corriere.
L’intesa Ue-Mercosur è un successo per il governo Lula. Cosa vi aspettate di ottenere?
«La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo ha definito giustamente “un accordo win-win”, tutti vincono. Aumenterà le esportazioni e genererà posti di lavoro. Avrà un forte impatto sociale, economico e politico. È il risultato del dialogo, in un difficile momento di frammentazione a livello mondiale».
L’Europa, però, è divisa. Il presidente francese Macron considera l’accordo “inaccettabile”. Anche Austria e Polonia sono contrari. L’Italia potrebbe essere l’ago della bilancia, ma il governo Meloni chiede maggiori tutele per gli agricoltori italiani ed europei…
«Durante il G20, il presidente Lula ha invitato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per una visita ufficiale in Brasile, dove è presente una importante comunità di origine italiana. I motivi di contatto fra i nostri Paesi sono molteplici. E per quanto riguarda la “questione agricola”, l’apertura delle esportazioni sarà graduale, attraverso un processo per quote. Aspettiamo il voto del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo ma anche quello dei Parlamenti del Mercosur».
L’accordo impone lo stop alla deforestazione entro il 2030. Il Brasile riuscirà a controllare l’Amazzonia?
«Il Brasile ha preso un impegno importante nella lotta al cambiamento climatico. Il prossimo anno ospiteremo la COP30 nella città amazzonica di Belem. Abbiamo presentato fra i primi al mondo un piano per la riduzione delle emissioni dal 59% al 67% entro il 2035 e per azzerare la deforestazione illegale».
Tornando ai rapporti commerciali, la Cina è il primo partner sia del Mercosur sia del Brasile. L’intesa con l’Ue cambierà qualcosa?
«La Cina è il nostro primo partner commerciale, l’Unione europea il secondo. E gli Usa sono il maggiore investitore in Brasile. Seguiamo la linea del dialogo e della complementarietà economica, e difendiamo il multilateralismo».
Preoccupati del ritorno di Trump alla Casa Bianca?
«Non si tratta, come ha detto il presidente Lula, di rapporti personali, ma di relazioni fra Paesi. Il Pil del Brasile cresce del 3,5%, siamo il settimo Paese più popoloso al mondo. Ci sono ottime opportunità per crescere insieme».
A proposito di rapporti personali… migliorati quelli fra Lula e Milei?
«Le relazioni fra Brasile e Argentina sono sempre state buone. L’unica vera discussione fra i nostri due Paesi è sul calcio».
Il Brasile continuerà ad essere portavoce del Global South nello scenario internazionale?
«Al G20 di Rio, il presidente Lula si è impegnato a combattere la fame a livello mondiale, non è accettabile che ne soffrano 700 milioni di persone. Ma si è impegnato anche a rafforzare il sistema multilaterale e per tradizione il Brasile è un promotore della pace».
Continuerete a rivendicare un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu?
«Sì. Ci sono nuovi protagonisti che devono poter contribuire alle grandi questioni internazionali».
L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro è indagato per tentato golpe ai danni di Lula. Temete nuove turbolenze da parte delle frange più estreme della destra?
«La democrazia in Brasile è solida e si è rafforzata dopo i tristi episodi dello scorso anno. La giustizia farà il suo corso. Il presidente Lula ha vinto il bolsonarismo ed è il candidato naturale per la rielezione nel 2026».
Non c’è ancora un giovane erede del lulismo e del centro-sinistra?
«Ci sarà, al momento giusto».