18 Ottobre 2024

Passaggio generazionale, managerializzazione e apertura del capitale: le sfide di un categoria che rappresenta l’85% delle imprese nazionali

Sono la spina dorsale dell’economia italiana, di cui generano l’80% del Pil e rappresentano l’85% delle imprese complessive. Le aziende familiari, con circa 260 miliardi di fatturato, si sono inoltre dimostrate più resilienti e rapide nel recuperare il terreno perduto e tornare a crescere rispetto alle realtà non familiari.
Prendendo come riferimento il 2019, nel triennio Covid le aziende familiari hanno registrato una crescita dell’occupazione del 7,3%, superiore a quella delle altre imprese (+4,5%), come spiega Cristina Bombassei, presidente di Aidaf – l’associazione che rappresenta circa 300 imprese di questa categoria, che insieme generano circa il 17% del Pil nazionale – citando i dati dell’ultimo Osservatorio AUB (Aidaf, UniCredit, Bocconi) sulle imprese familiari.

Imprese più resistenti alle crisi
Per quanto riguarda i ricavi, la crescita è stata, nel medesimo periodo, del 14,3%, in linea con quello delle aziende non familiari, mentre la redditività operativa è aumentata in modo più consistente, raggiungendo il suo picco massimo nel 2022. La solidità media di tutte le aziende familiari italiane, si legge ancora nell’Osservatorio, è ulteriormente migliorata rispetto al 2021. La percentuale di queste realtà che ha fatto investimenti in R&S si è invece ridotta di circa un punto rispetto al 2019 (il 14,3% contro il 15,6%), ma rimane superiore a quella delle aziende non familiari (11,2%). Interessante, poi, osservare che l’incidenza delle imprese familiari che ha investito in diritti di brevetto industriale è stabile intorno al 60%, un dato superiore di circa 11 punti rispetto alla media delle aziende non familiari.

Il 19° Congresso Aidaf
Quello delle imprese familiari è dunque modello produttivo e di governance ancora estremamente valido, a patto di sapersi adeguare ai cambiamenti del mercato e della società, attraverso azioni di modernizzazione che vanno dalla managerializzazione alla diversity, dall’apertura dei capitali all’ingresso delle nuove generazioni. Tutti temi che sono al centro del 19° Congresso delle aziende familiari organizzato da Aidaf dal 3 al 5 ottobre, a Roma.
«Vogliamo essere dei buoni antenati e lasciare a chi verrà dopo di noi tutti gli strumenti per essere, a loro volta, dei buoni antenati – spiega la presidente Bombassei -. Siamo consapevoli di essere una categoria in qualche modo privilegiata, ma sappiamo anche di avere una grande responsabilità nei confronti delle future generazioni, delle comunità e dei territori in cui operiamo. È proprio questa consapevolezza, a mio parere, che dà alle imprese familiari la marcia in più che dimostrano di avere nei momenti di difficoltà».

I quattro criteri di una «governance virtuosa»
Bombassei mette in luce i punti di evoluzione su cui le aziende familiari devo impegnarsi per migliorare le proprie performance: «L’ultimo Osservatorio ha messo in evidenza che nel periodo immediatamente successivo alla pandemia, quattro criteri in particolare hanno permesso alle imprese familiari di raggiungere risultati migliori – spiega la presidente -. Quattro criteri che noi abbiamo definito di “governance virtuosa”».
A performare meglio durante e dopo la crisi sono state le imprese guidate non da un amministratore unico, ma da un consiglio di amministrazione, al cui interno si trovano elementi di diversità, ad esempio un membro anziano della famiglia, un rappresentante delle nuove generazioni, un consigliere indipendente e un cambio di genere, ovvero una donna in un consiglio a prevalenza maschile e viceversa.
Purtroppo, come si legge nell’Osservatorio 2024, anche se «la crescita dei leader ultra-settantenni si è (quasi) arrestata nell’ultimo triennio», i leader con meno di 50 anni restano pochi (meno di due su dieci). Poche anche le donne al vertice, appena il 22,3% del totale, con una crescita ancora contenuta, nel 2022, rispetto al decennio precedente (erano il 20% nel 2012).

La proposta di disegno di legge
Da qui l’idea di Aidaf di redigere una proposta di disegno di legge, che è stata presentata ai parlamentari lo scorso maggio: una proposta sulla diversity nella governance, in base alla quale le aziende non quotate abbiano uno solo esponente sopra i 70 anni, almeno uno sotto i 40 anni, non più del 60% di membri del genere più rappresentato e almeno un consigliere indipendente. «Per favorire l’adozione di queste quattro caratteristiche, stiamo ragionando con le istituzioni sulla possibile introduzione di una sorta di premialità per le aziende che le introducono, ad esempio nella partecipazione agli appalti pubblici», spiega Bombassei.
Il Convegno di quest’anno (Le imprese familiari da progettiste del futuro a protagoniste del cambiamento) affronta il tema di uno sviluppo imprenditoriale che non può prescindere da una visione che mette al centro la persona. Altro tema fondamentale, quello della convivenza generazionale. «Per noi è una questione importantissima – dice Bombassei -: la presenza di più generazioni nell’azienda è arricchimento. E guardando a quelle future, abbiamo una community, chiamata Next Gen, dedicata proprio alle nuove generazioni, compresi gli adolescenti, perché spesso capita che alcuni ragazzi, all’interno di queste famiglie imprenditrici, vogliano fare altro nella vita e noi vogliamo aiutarli a gestire il senso di responsabilità, spiegando loro che possono dedicarsi ad altro pur mantenendo, se lo desiderano, un coinvolgimento nella vita dell’azienda e nella gestione del patrimonio».
Al Convegno si parlerà molto anche di transizione energetica, economia circolare, benessere delle comunità e dei territori.

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