In Gran Bretagna un giovane su cinque non crede più nella democrazia: lo rivela una ricerca condotta dalla società di consulenza FGS Global che sarà pubblicata la prossima settimana, secondo la quale il 21% dei Millennial e della Gen Z (ossia quelli fra i 18 e i 45 anni) preferirebbero un sistema basato su un leader forte che non si preoccupa delle elezioni piuttosto che un sistema democratico tradizionale. A livello generale, la scelta autoritaria incontra il favore del 14% dei britannici, con una prevalenza di uomini (il 16%) rispetto alle donne (13%). Ma quello che colpisce è il divario generazionale: fra gli over 55 solo l’8% vorrebbe una svolta autoritaria, come a dire che la democrazia è ormai una roba da vecchi. Sono risultati eclatanti, se si considera che arrivano dal Paese che è la culla del sistema parlamentare (non per nulla Westminster è chiamata «la madre di tutti i Parlamenti). E non ci sono grandi differenze fra destra e sinistra: ad albergare pulsioni antidemocratiche sono tanto i sostenitori del populista Nigel Farage quanto gli elettori laburisti.
È un sondaggio che assume particolare rilevanza se lo si colloca nel contesto di ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti: vuol dire che il cambio epocale rappresentato dall’avvento di un regime tecno-autoritario incarnato dalla presidenza Trusk (Trump+Musk) trova in realtà terreno fertile anche nelle opinione pubbliche europee, persino in quella che dovrebbe essere la più vaccinata contro simili tentazioni come quella britannica. E il fatto che la democrazia abbia perso terreno fra i giovani può far pensare che i sistemi democratici di massa, quali si sono affermati nel Novecento dopo la Prima e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, rischiano di essere consegnati alla storia come una reliquia di quel lungo XX secolo che si è chiuso col ritorno di Trump alla Casa Bianca. E che davanti a noi cominciano a emergere i contorni di un brave new world, per dirla con Aldous Huxley, un mondo nuovo.