19 Settembre 2024

Come è ormai tradizione, il Parlamento ha in agenda l’appuntamento del voto sulla legge di bilancio a cavallo delle festività natalizie. Anche se i veri protagonisti saranno solo i deputati. Che entro il 7 dicembre inonderanno la commissione Bilancio con la consueta pioggia di emendamenti

atale con la manovra. Quello che può sembrare il titolo di un cinepanettone dei vecchi tempi è in realtà un appuntamento fisso nell’agenda del Parlamento. Anche nel 2022, come è sistematicamente accaduto negli ultimi anni, deputati e senatori, anche a causa dei tempi stretti imposti dalle elezioni autunnali al governo Meloni per definire il Ddl di bilancio, non potranno sottrarsi a quello che è ormai il rito della corsa al voto dell’ultimo emendamento tra qualche fetta di panettone e un brindisi augurale. Il sì della Camera è atteso, se non ci saranno sforamenti dell’ultima ora, tra il 22 e il 23 dicembre. Per poi passare la palla al Senato, che potrà esercitare soltanto un ruolo da notaio, apponendo il suo sigillo finale al testo, senza modificarlo, tassativamente prima del 30 dicembre a un passo dal capodanno. Che segna linea di confine, da non superare, con l’esercizio provvisorio. Ma i veri fuochi d’artificio sono in programma tra la giornate di domenica 18 dicembre e lunedì 19 quando la commissione Bilancio di Montecitorio sarà chiamata, probabilmente con la consueta maratona notturna, alla raffica finale di votazioni sugli emendamenti con cui sarà parzialmente ritoccato il testo del governo utilizzando il gettone da 400 milioni a disposizione dei gruppi parlamentari per il restyling. Che a quel punto sarà sostanzialmente definitivo, con la conferma della prassi ormai consolidata del monocameralismo di fatto.

La corsa contro il tempo a Montecitorio
L’inedita tornata elettorale di settembre, con conseguente formazione del governo a fine ottobre, ha costretto il governo Meloni a una corsa contro il tempo per “costruire” la manovra e inviarla a Montecitorio a fine novembre, con un ritardo neppure esagerato rispetto a quello accumulato dagli esecutivi Conte “1 e 2” e da quello a guida Draghi. Una corsa contro il tempo che si sta replicando alla Camera per consentire l’approvazione della manovra entro il 31 dicembre ed evitare così il rischio di esercizio provvisorio.

Il «gettone» da 400 milioni per i ritocchi
A disposizione dei gruppi parlamentari c’è una dote, neppure troppo nascosta nelle stesse pieghe della manovra, da 400 milioni, ai quali se ne dovrebbero aggiungere altri 300 da utilizzare per le richieste di correzione dei singoli ministeri. Modifiche fuori da questo budget potrebbero essere approvate solo nel caso in cui vengano individuate dal governo coperture aggiuntive. Un’eventualità che appare remota alla luce dei ristretti spazi di finanza pubblica a disposizione dell’esecutivo.

La tabella di marcia della Camera
Il testo è già all’esame della commissione Bilancio della Camera. Entro il 7 dicembre dovranno essere presentati gli emendamenti dai Gruppi parlamentari. Come sempre, ne sono attesi migliaia. Ma dopo pochi giorni scatterà una vera scrematura: domenica 11 dicembre dovranno essere indicati i cosiddetti “ritocchi segnalati” sui quali si giocherà la vera partita in Commissione: se non ci saranno ripensamenti dell’ultima ora, saranno circa 450 (più altri 27 per il gruppo Misto): 250 delle opposizioni (96 del Pd, 77 del M5S, 44 di Azione-Italia Viva e 34 ad Alleanza Verdi e sinistra italiana) e 200 della maggioranza (83 di FdI, 54 della Lega, 41 di FI e 22 di Noi moderati). Da giovedì 15 dicembre dovrebbero scattare le votazioni con l’obiettivo di concludere l’esame del provvedimento, in sede referente, tra domenica 18 dicembre e la mattina di lunedì 19 e farlo approdare in Aula il 20 dicembre. Se questa tabella di marcia sarà rispettata, l’ok della Camera dovrebbe arrivare tra il 22 e il 23 dicembre.

Al Senato passaggio veloce di 2-3 giorni
A palazzo Madama la manovra, nella versione modificata dalla Camera, dovrebbe approdare subito dopo Natale, il 27 dicembre. Sarà un passaggio rapido che non consentirà al Senato di introdurre ulteriori correttivi. L’approvazione finale della legge di bilancio, probabilmente con il ricorso al voto di fiducia, dovrebbe arrivare tra il 29 e il 30 dicembre, in tempo utile per evitare l’esercizio provvisorio.

Monocameralismo di fatto
I tempi stretti consentiranno soltanto ai deputati di lasciare il loro segno sulla manovra. I senatori, a meno di necessità estreme, faranno da semplici spettatori e dovranno limitarsi a ratificare le decisioni già prese a Montecitorio. Un monocameralismo di fatto che si è trasformato negli ultimi anni in una sorta di “refrain”, con soltanto un ramo del Parlamento a giocare il ruolo di protagonista nell’esame della provvedimento principe, ovvero il disegno di legge di bilancio.

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