24 Novembre 2024

Il presidente della Consulta Amato: «Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali»

Dopo quello sull’eutanasia, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis. Per quanto riguarda il pacchetto giustizia, stop a quello sulla responsabilità diretta dei magistrati. Si terrà invece quello che ha l’obiettivo di riconoscere nei consigli giudiziari il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.
Quest’ultimo referendum si aggiunge così ai primi 4 che poche ore prima sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte (abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità previste dalla legge Severino, limitazione delle misure cautelari, separazione delle carriere dei magistrati ed eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm). Nei prossimi giorni è previsto il deposito delle sentenze.

Alle urne tra 15 aprile e 15 giugno, non si vota se norme abrogate prima
Si voterà in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. La consultazione verrà indetta con decreto del Presidente della Repubblica dopo la decisione sulla data del Consiglio dei ministri. Tuttavia, se prima del giorno in cui è previsto lo svolgimento del referendum il Parlamento abroga le norme oggetto della consultazione, l’Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso. Inoltre il referendum viene sospeso e si svolge l’anno successivo in caso di scioglimento anticipato delle Camere. Per essere ritenuti validi, i referendum dovranno raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

Amato, no a quesito droga per obblighi internazionali
Inammissibile, dunque, il referendum sulle «sostanze stupefacenti, non sulla cannabis», ha chiarito il presidente della Corte Giuliano Amato, intervenuto in conferenza stampa per comunicare e illustrare le scelte della Consulta. E spiegare la bocciatura del quesito: «Il referendum non era sulla cannabis – ha detto Amato -, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali».

Primo quesito: legge Severino
Il quesito propone di abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge, è la richiesta di Lega e Radicali. Il che significa eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione, dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

Secondo quesito: custodia cautelare
Cancellando una parte dell’articolo 274 del codice penale, si vuole ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

Terzo quesito: separazione delle carriere
Non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma.

Quarto quesito: elezione dei componenti del Csm
Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia.

Quinto quesito: consigli giudiziari
Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare.

Referendum: Magi, su cannabis decisione incredibile
«È incredibile questa decisione della Corte costituzionale dopo che il referendum è stato sottoscritto da 600mila cittadini – ha detto Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa -. Dopo la decisione sull’eutanasia di ieri possiamo dire che in questo paese è impossibile promuovere dei referendum. La Corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo».

Su riforma Csm piombano referendum, centrodestra diviso
I referendum sulla giustizia piombano sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Il sì della Corte Costituzionale a cinque dei sei quesiti promossi da Lega e Partito Radicale, apre una concorrenza tra Parlamento e voto popolare, una concorrenza che qualcuno giudica positivamente a altri no: infatti tre dei cinque referendum ammessi riugardano norme su cui interviene la riforma del Csm, sulla quale si attendono “ad horas” gli emendamenti del governo licenziati venerdì dal Consiglio dei ministri. Matteo Salvini esulta («È una bellissima giornata per la democrazia, per l’Italia, non per la Lega, perché dopo 30 anni saranno gli italiani in primavera a poter votare dei referendum che faranno la prima grande unica riforma della giustizia,») e plaudono anche Forza Italia, Coraggio Italia, Italia Viva e Azione, mentre Fdi annuncia che non sosterrà i due non assorbiti dalla riforma e che sono i più complessi (custodia cautelare e legge Severino), sui quali il Pd esprime dubbi. La riforma del Csm è ferma in Commissione Giustizia della Camera da novembre, in attesa degli emendamenti del governo. Dopo il passaggio in Consiglio dei ministri, e la decisiva spinta di Mario Draghi, Palazzo Chigi li ha oggi inviati alla Ragioneria generale dello Stato per la “bollinatura” (la valutazione del loro costo).

Giustizia: Conte, no a referendum e pronti a consultazione
Per quanto riguarda invece M5s, il presidente Giuseppe Conte spiega che «i quesiti referendari sulla giustizia offrono una visione parziale e sono inidonei a migliorare e rendere più equo il servizio della giustizia. Siamo orientati a respingere i quesiti ma da noi la discussione è sempre molto ampia e ho già anticipato che mi piacerebbe coinvolgere e consultare gli iscritti su questo tema e lo faremo la prossima settimana». «L’orientamento e la linea politica condivisa è negativa – aggiunge Conte -, non è così che si offre alla giustizia la possibilità di migliorare».

No al referendum sull’eutanasia
Il 15 febbraio dopo due ore di camera di consiglio la Corte costituzionale ha invece dichiarato inammissibile il quesito sull’eutanasia. Proposto dall’Associazione Coscioni e appoggiato da una serie di associazioni, chiedeva di depenalizzare l’omicidio del consenziente. La Consulta ha ritenuto inammissibile questo quesito referendario perché, «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». In primavera non si voterà dunque sul referendum sull’eutanasia. «Non era sull’eutanasia ma sull’omicidio del consenziente. Ci ha ferito leggere che chi ha preso decisione di ieri non sa cos’è sofferenza», ha sottolineato il presidente della Consulta Giuliano Amato, nella conferenza stampa. Il referendum sull’omicidio del consenziente, ha aggiunto, «apre all’impunità penale di chiunque uccide qualcun’altro con il consenso, sia che soffra sia che non soffra. Occorre dimensionare il tema dell’eutanasia alle persone a cui si applica, ossia a coloro che soffrono. Non potevamo farlo sulla base del quesito referendario, con altri strumenti può farlo il Parlamento».

Eutanasia: Vaticano, non è forma di solidarietà o pietà
Il giorno dopo lo stop della Consulta al quesito sull’eutanasia il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha messo in evidenza che «il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia non sono forme di solidarietà sociale né di carità cristiana e la loro promozione non costituisce una diffusione della cultura della cura sanitaria o della pietà umana. Altre sono le strade della medicina degli inguaribili e del farsi prossimo ai sofferenti e ai morenti». Per il dicastero «La vita è un diritto, non la morte», come detto anche dal Papa. Si tratta di «riconoscere una evidenza etica accessibile alla ragione pratica, che percepisce il bene della vita della persona come un bene comune, sempre».

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