Il negoziato sul bis di von der Leyen. Oggi arriva Orban
Inizia oggi una settimana decisiva per il governo italiano e per Giorgia Meloni. Da oggi sino all’inizio del Consiglio europeo, giovedì prossimo, si aggiungeranno sicuramente dei tasselli alla complicata partita della designazione delle cariche di vertice della Ue, che potrebbero essere individuate nel corso del prossimo summit europeo. Meloni giocherà le sue carte con maggiore forza e un ruolo diverso rispetto a dieci giorni fa. E non solo perché il gruppo parlamentare europeo, l’Ecr, che lei presiede, ha superato i Liberali con nuove acquisizioni di deputati.
L’insistenza con cui il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, chiede ai Popolari di includere i Conservatori di Meloni nella maggioranza poggia anche sui contatti riservati che in queste ore hanno incluso Roma, maggiormente che nei giorni scorsi, nelle trattative. La telefonata della premier con Kyriakos Mitsotakis, primo ministro greco ma soprattutto uno dei negoziatori per il Ppe al tavolo delle trattative, può essere infatti considerato un antipasto di altri colloqui dei prossimi giorni.
Se questi sono i dati, insieme al bisogno di Ursula von der Leyen di ricevere un aiuto parlamentare dall’Ecr — sostegno che non deve per forza tradursi in un vero accordo politico —, l’Italia appare più vicina a ottenere quella vicepresidenza operativa della Commissione, con un pacchetto plurimo di deleghe, che non aveva nella scorsa legislatura e sul quale Meloni si è già confrontata con von der Leyen, ovviamente se tutto andrà come appare, ovvero se la seconda agguanterà il bis.
Sul nome e sulle deleghe resta l’incertezza, e non potrebbe essere altrimenti visto che al momento nulla è sicuro, tranne (forse) il bis della stessa von der Leyen. Le indiscrezioni che circolano nell’asse fra Roma e Bruxelles continuano a individuare in Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari europei, con la delega aggiuntiva ad attuare il Pnrr, il candidato più probabile del governo. E nel perimetro che dal Bilancio si allarga ai Fondi di coesione, ai Pnrr europei e alla creazione di una delega nuova, che si occupi di nuovi strumenti di finanziamento della Ue, per le future transizioni nel settore militare, dell’intelligenza artificiale e del digitale, le indiscrezioni riempiono di contenuto il ruolo cui potrebbe ambire il governo italiano.
Oggi Meloni vedrà Orbán, che è impegnato in un giro di capitali non tanto come premier ungherese, ma come presidente di turno, per il semestre, della Ue. Un incontro in cui si discuterà dell’agenda e delle priorità delle presidenza ungherese, ma che non potrà non avere una quota di confronto squisitamente politico, legato anche alle trattative in corso e al destino parlamentare del gruppo di Orbán. L’Ecr, dunque il partito di Meloni, gli ha chiuso la porta chiedendogli una dichiarazione preventiva contro Mosca. Mentre non è da escludere che alla fine Orbán provi a formare un terzo gruppo delle destre europee.
Meloni sarà alla Camera mercoledì mattina, proprio per illustrare la posizione del nostro governo in vista del Consiglio europeo, poi depositerà la stessa relazione al Senato, nel pomeriggio. Giovedì si sposterà a Bruxelles, cercando di far valere le valutazioni che ha già fatto con i colleghi europei, ovvero che il voto ha spostato gli equilibri politici verso destra ed è giusto che venga riconosciuto.