Fonte: La Stampa
di Federico Capurso
«Abbiamo davanti un negoziato molto difficile, ma una risposta inadeguata distruggerebbe il mercato unico», dice Giuseppe Conte in conferenza stampa dal castello di Meseberg, in Germania, al termine di un faccia a faccia cruciale con la Cancelliera Angela Merkel per definire i margini di trattativa sullo strumento del “Next generation Ue”, in vista del Consiglio europeo del prossimo 17 e 18 luglio.
«La recessione è molto spinta – prosegue Conte -. Serve una solida, forte e coordinata risposta alla crisi. I leader siano consapevoli del momento storico». «Se non chiudiamo l’intesa, rischiamo un ritardo della ripresa europea e la conseguente frammentazione del mercato unico», avverte ancora il premier dalla sede di rappresentanza del governo tedesco, 65 chilometri a nord di Berlino, dove chiude la serie di incontri europei pre Consiglio. Da Bruxelles, tra Sure, Mes e Recovery fund «è stato delineato uno scenario di grande ambizione – dice Conte -. Venerdì tocca al Consiglio europeo, dove i capi di Stato dovranno mostrare consapevolezza della necessità di una risposta tempestiva. I tempi sono importanti: una risposta lenta diventa anche inadeguata. L’Europa deve offrire soluzioni, non illusioni e paure. Quello lo lasciamo ai movimenti nazionalisti».
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La richiesta avanzata da Conte a Merkel e al Consiglio europeo è che si «prenda una decisione coerente con la direzione indicata dalla Commissione, dalla Bce e dalla proposta franco-tedesca. Facciamo in modo che questa risposta sia adeguata alla crisi. Ben vengano tutte le regole e i criteri di spesa, che rendono più trasparenti e responsabili le scelte di spesa dei singoli paesi, ma queste regole dovranno riflettere un’effettività di reazione». Introdurre condizionalità troppo rigorose nel negoziato per il Recovery Fund «non è interesse di nessuno, nemmeno dei Paesi che non ne beneficeranno perché meno colpiti da pandemia o ben resilienti. Introdurre della condizionalità al fine di compromettere l’effettività del sostegno e l’efficacia di questo programma sarebbe follia», osserva il premier. «Sono criteri di razionalità: se stiamo elaborando una risposta solida e coordinata, ma poi in concreto non praticabile, allora vorrebbe dire perdere tempo, illudere i cittadini e lasciare un’Europa meno competitiva. È una contraddizione intrinseca che nessuno può assecondare nell’interessa di nessuno. È invece nell’interesse di tutti una pronta risposta per far tornare l’Ue prontamente competitiva».
C’è spazio, poi, per tornare anche sul tema delle concessioni ad Autostrade, dopo quanto anticipato oggi a La Stampa: «Se ci sono ponti, e poi questi ponti crollano, dobbiamo saper sanzionare chi ne è responsabile». Prima di esplorare tutte le conseguenze di una eventuale revoca delle concessioni autostradali ai Benetton, aggiunge però il premier, « lasciatemi confrontare con tutti i ministri. Se arriveremo alla revoca, abbiamo delle risposte, delle soluzioni da offrire», anche se – riconosce – «certamente ci sarebbero dei problemi per una azienda sottoposta a revoca».
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Merkel, al fianco di Conte in conferenza stampa, si dice «molto colpita dalla grande disciplina mostrata dall’Italia nei mesi della pandemia. Ha fatto grandi sacrifici e, per questo, vogliamo mostrare la nostra vicinanza al popolo italiano. Dobbiamo evitare assolutamente una seconda ondata». Affrontando il cuore dei discorsi sul prossimo Consiglio europeo, la Cancelliera sottolinea che «oltre al quadro finanziario pluriennale, che deve essere varato, dobbiamo approvare anche il recovery fund e questo rappresenta, dunque, una doppia sfida». «Appoggiamo questo progetto», ha aggiunto poi riferendosi al recovery fund, «e per quanto riguarda le proposte di Michel, siamo d’accordo sulla struttura di base del Next generation Ue». Ma il raggiungimento di un’intesa già nel weekend è tema complesso: «Non so se venerdì o sabato raggiungeremo un accordo – dice Merkel -, ma sarebbe auspicabile».
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Per la Cancelliera, l’incontro con Conte, e con altri capi di stato prima del Consiglio, rappresenta l’occasione per sondare possibili «linee di compromesso», come sono state definite dal governo tedesco negli scorsi giorni, sulle quali far incontrare i paesi che spingono per un pacchetto di aiuti europei nel segno della solidarietà e quegli altri paesi, i cosiddetti “frugali” (Olanda, Svezia, Austria e Danimarca), che frenano, invece, perché non vogliono quella che per il primo ministro austriaco Sebastian Kurz sarebbe «un’Unione dei debiti».
La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ha già messo a disposizione alcuni strumenti, tra i quali il “Sure” (un fondo a sostegno dell’occupazione) e la nuova linea di credito per le spese sanitarie “Pandemic crisis support”, collegata al Mes. Ma il nodo gordiano riguarda il recovery fund, poi ribattezzato “Next generation Ue”, che nella bozza prenegoziale mantiene 750 miliardi di euro di stanziamenti, di cui 500 a fondo perduto e 250 di prestiti, e a cui si lega l’approvazione del bilancio pluriennale europeo. L’Italia sarebbe la prima beneficiaria, con circa 170 miliardi di euro, e al suo fianco si schierano in difesa del Next generation Ue anche Spagna, Francia e Portogallo.
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Un passaggio fondamentale per Conte quello di venerdì e sabato, anche per uscire dalla morsa stretta intorno a palazzo Chigi da maggioranza e opposizioni, con diversi dossier delicati sul tavolo, dal Mes alla revoca delle concessioni ad Autostrade. Una vittoria europea garantirebbe ossigeno al premier e allenterebbe la tensione intorno al Mes, che da mesi sta spaccando la coalizione, con il Pd favorevole ad attingere alla nuova linea di credito e il M5S fortemente contrario.