21 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Elena de Stabile

I centristi del blocco unionista ottengono il risultato migliore. Affluenza record all’81,94 per cento

La Catalogna che sogna l’indipendenza si è presa una rivincita sulle stretta centralista imposta da Madrid dopo il referendum di fine ottobre. A patto di saper superare le divisioni interne.
Le tre forze indipendentiste (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) che già governavano il “Parlament” catalano uscente incassano la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135, ma non dei voti, arrivando al 47,5 per cento.
Il primo partito è però il centrista unionista di Ciudadanos con 37 seggi. Dietro di lui, a quota 34, l’indipendentista ‘Junts per Catalunya’ dell’ex presidente Carles Puigdemont, fuggito in Belgio.
C’è stata “una partecipazione record, storica, con un risultato che nessuno può mettere in discussione”. Così il leader indipendentista Carles Puigdemont, in una conferenza stampa in catalano, ha commentato il risultato delle consultazioni di ieri. Puigdemont ripete due volte: “La Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155”, e aggiunge: “Rajoy è stato sconfitto”. Ora servono una “rettifica”, una “riparazione” e la “restituzione della democrazia”.
Il portavoce della Commissione dell’Unione Europea ha fatto sapere che “la posizione Ue sulla Catalogna non cambierà”.
Applausi e cori con cui si chiede “libertà per i prigionieri politici” sono esplosi nella sala del centro convegni a Bruxelles.
Ai 34 deputati indipendentisti di Junts si aggiungono i 32 di Esquerra republicana  di Oriol Junqueras, ex vicepresidente della Generalitat, rimasto in Spagna e quindi in carcere con l’accusa di sedizione e ribellione.
Sommati ai 4 seggi del Cup il raggruppamento indipendentista ottiene 70 deputati, inferiore ai 72 del 2015, ma con i numeri sufficienti a governare di nuovo la Generalitat.
Sul fronte unionista Ciudadanos da 25 deputati sale a 36; i socialisti catalani sono a quota 17; crollati da 11 a soli 3 deputati regionali i popolari locali, espressione del Partito del premier Mariano Rajoy, nemico n.1 del referendum illegale del primo ottobre sull’indipendenza della Catalogna.
L’altro grande dato politico è il successo di Ciudadanos, il partito più duramente unionista, che diventa la prima formazione catalana vampirizzando il Partido Popular di Rajoy. La lista della ‘andalusà Inés Arrimadas, capitalizzando sulla crescita del nazionalismo spagnolo anche in Catalogna, ottiene 37 seggi, e arriva prima in voti.
“Abbiamo vinto le elezion catalane” ha rivendicato questa notte Arrimadas davanti ai sostenitori del partito arancione in Plaça d’Espanya, che l’hanno accolta al grido “Presidenta!” e cantando “Espanoles-Espanoles-Espanoles!”. Arrimadas ha detto che “un elettore catalano su quattro ha avuto fiducia in noi”.
Più di cinque milioni e mezzo di persone sono state chiamate a votare per eleggere i 135 nuovi deputati del parlamento regionale di Barcellona. In lizza c’erano 38 liste. L’affluenza ha segnato il record dell’81,94 per cento, sette punti in più rispetto al 2015.

IL VOTO
Le elezioni sono state convocate dal premier spagnolo Mariano Rajoy, con i poteri speciali che gli ha conferito il senato di Madrid, dopo che all’indomani della proclamazione della ‘repubblicà catalana il 27 ottobre ha dichiarato destituiti il presidente Carles Puigdemont e il suo governo e sciolto il Parlament.
Diciotto candidati indipendentisti alle elezioni sono incriminati per ‘ribellione e sedizionè per avere portato avanti il progetto politico dell’indipendenza, Puigdemont è in autoesilio in Belgio con quattro ministri e lì sta attendendo il risultato delle elezioni.

LE TAPPE
1° ottobre – Referendum sull’indipendenza della Catalogna conovocato dall’ex presidente Carles Puigdemont e ritenuto illegale dal governo di Madrid e dalla magistratura spagnola. La vittoria del sì è arrivata la sera stessa di una giornata all’insegna di scontri e tensione. Dalle cinque di mattina, migliaia di persone si sono messe in fila di fronte alle porte dei seggi con l’obiettivo di impedire alle polizia regionale, i Mossos d’Esquadra, di sigillare i seggi, sequestrare le urne e le schede elettorali. All’avvio delle operazioni di voto, la polizia nazionale e la guardia civile sono intervenute in vari seggi e in molti casi hanno usato la forza per sgomberare chi cercava di resistere, utilizzando manganelli e proiettili di gomma
3 ottobre – E’ sciopero generale. La Catalogna scende in piazza per denunciare la violenta repressione durante il voto per il referendum. Parla il re Felipe alla nazione: “In Catalogna c’è stata una slealtà inaccettabile verso lo Stato”.
21 ottobre – Il governo spagnolo decide di applicare l’articolo 155 della Costituzione per la prima volta nella storia del Paese dopo la dittatura franchista. L’articolo prevede la possibilità da parte dello Stato di costringere una comunità autonoma a rispettare la legge.
27 ottobre – Il parlamento catalano approva la dichiarazione d’indipendenza. Il governo spagnolo Rajoy scioglie il parlamento catalano e convoca le elezioni anticipate per il 21 dicembre destituendo Puigdemont e i membri del Govern.
30 ottobre – La procura spagnola denuncia i politici indipendentisti. Alcuni finiscono in carcere, altri ottengono la libertà sotto cauzione, Puigdemont scappa a Bruxelles.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *