Fonte: Corriere della Sera
di Dacia Maraini
Quella copertura, anche solo della testa, ha un valore emblematico di negazione e censura: copriti altrimenti susciti brama maschile
Si discute sul velo: è un segno di libertà portarlo? Quanto sono libere le donne musulmane di non portarlo? Vorrei fare osservare che se un capo di abbigliamento diventa un simbolo, quell’indumento fa parte di una divisa. Quella testa coperta e fasciata vuol dire a chi la incrocia per strada: io sono musulmana. La frase più comune che si sente dire è questa: ogni donna è libera di vestirsi come vuole. Ma dal velo al burqa non mi risulta che una cristiana lo indossi. Quindi si tratta di una asserzione di fede. Che va benissimo. Ma non si dica che ogni donna è libera di vestirsi come vuole. Se fa parte di una comunità di credenti dovrà coprirsi per stare alle regole di quella comunità di appartenenza.
Poi naturalmente c’è chi si trucca, chi mette il velo senza nascondere del tutto i capelli, ma il simbolo rimane. Se si chiede a un musulmano osservante perché le donne portino il velo, la risposta anche troppo palese è: per non indurre in tentazione gli uomini.
Quella copertura, anche solo della testa, ha un valore emblematico di negazione e censura. Copriti altrimenti susciti brama maschile. Solo di fronte al marito , ovvero il proprietario di quel corpo, la donna può mostrarsi in tutta la sua completezza. Sia chiaro: non ho niente contro il velo e chi lo porta, ma non diciamo che si tratta di una libera scelta e che esprime l’autonomia delle donne. Il velo è un segno di sottomissione, che lo si scelga o meno. Anche le suore lo usano, mi si dice, ma appunto, anche in quel caso si tratta di dichiarare l’appartenenza a un ordine religioso.