3 Febbraio 2025

Sempre più evidente il grande entusiasmo che il digitale prova per la scuola. Quella che invece sembra mancare è la reciprocità del sentimento

Al Bett di Londra, la più importante fiera continentale sulla tecnologia applicata all’educazione, è andato in scena uno spettacolo ricorrente: oltre 600 aziende da tutto il mondo — dai big Google, Microsoft e Intel ai «verticali» come Adobe e Kahoot — hanno mostrato il grande entusiasmo che il digitale prova per la scuola. Quella che invece è parsa mancare è la reciprocità del sentimento. Superata l’eccitazione post-Covid, sostenuta dai fondi Pnrr, i due mondi appaiono così come sono: molto lontani.
L’esigenza di innovazione non nasce all’interno della scuola, è una spinta esterna per ridurre la distanza tra il mondo della formazione e quello del lavoro. E a finalità differenti corrispondono tempi di metabolizzazione diversi. La ricerca presentata a Londra da Acer, azienda di computer tra le più attive nel mondo scuola, lo racconta con i numeri: la temperatura rilevata in oltre 700 scuole del Continente (il 15% delle quali in Italia) mostra come il numero di docenti che usa un pc in classe è in costante aumento, ma ben più della metà ne fa ancora un utilizzo non didattico (registro elettronico, atti amministrativi). Un rapporto acerbo, che risulta ancora più evidente quando si parla di intelligenza artificiale: se il 70% degli intervistati mostra interesse verso la novità, permane un sentimento negativo legato alla «paura» di un utilizzo sconsiderato da parte degli studenti.
Più che di sperimentazioni, la scuola ha probabilmente bisogno di un percorso condiviso. Un percorso di formazione che renda partecipi di opportunità e rischi, porti in primo piano le buone pratiche e crei una sedimentazione. L’Ai Act, l’insieme delle norme Ue sull’intelligenza artificiale, ha come perno il mantra «human in the loop», l’essere umano al centro della rivoluzione Ai. Per la scuola lo schema strategico non dovrebbe essere differente: perché la GenAi diventi uno strumento utile per fare lezione, servono docenti formati che ne misurino le potenzialità e che svolgano attivamente il ruolo di traghettatori. Alla scuola serve avere il «Teacher in the loop».

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