20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Emanuele Buzzi

Il sindaco di Parma: qui c’è l’argine alla Lega, io sostengo Bonaccini, ma se dovesse correre con i Cinque Stelle mi terrei in disparte


«L’Emilia-Romagna è un argine tra le regioni del Nord che sono a trazione leghista e le regioni del Sud che lo stanno diventando. Lo scontro non è fondamentale, ma di sicuro si ha la percezione che lo sia. Vincere è un obiettivo per invertire la tendenza». Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e leader di Italia in Comune, guarda il voto e le indiscrezioni sugli schieramenti con interesse.

Il risultato è decisivo per il governo?
«No. Quella tra Pd e M5S è un’unione innaturale e strumentale nata con lo scopo di arrivare alle elezioni del prossimo capo dello Stato per garantire una scelta moderata. Qualsiasi risultato non cambierà il percorso».

Che pensa delle fibrillazioni nei Cinque Stelle?
«Dopo l’Umbria, l’Emilia-Romagna è un rischio per loro di fare passi che li spingano sempre più in basso. La desistenza mi sembra una ipotesi seria e di buon senso».

Il M5S è finito?
«Ora è in una agonia profonda».

Ma alcuni di loro vogliono correre il 26 gennaio.
«Come sempre c’è chi pensa più alla propria sopravvivenza che a un percorso politico».

E se si alleassero con il Pd?
«Io, parlando solo del mio caso personale, mi terrei in disparte. Che non vuol dire ritirare il mio sostegno a Stefano Bonaccini».

Lei lo ha appoggiato.
«Auspico sia lui a vincere rispetto a Lucia Borgonzoni, che non ha espresso un programma o un’idea ma solo una vaga idea di cambiare senza dire come».

Ma che intende fare? Lei ha preso 13mila preferenze alle Europee nella Regione.
«Le Regionali sono diverse dalle Europee. Qui il lavoro è più capillare. La nostra logica è ragionare con gli altri, difficilmente saremo da soli. Non vogliamo spaccare l’atomo ma seguire un progetto di costruzione comune».

Sabato sarà all’assemblea del Pd a Bologna. Che dirà?
«Che deve riformarsi, deve partire una fase costituente che metta in discussione forma, modelli e anche il nome. La parte progressista del Pd ha perso la sua forza propulsiva e manca una visione del Paese».

Nel suo ultimo libro «Il meglio deve ancora venire» (Piemme) lei è molto scettico sull’alleanza giallorossa nel lungo periodo.
«Guardi già ora Renzi prova a minare la figura del premier per sostituirlo. E il Movimento sta passando dal 32% delle Politiche a un ruolo di minoranza».

Scrive che al centrosinistra servono alcune componenti per arginare la destra.
«Sì, credo ci debbano essere tre anime: una progressista, una più sociale legata al lavoro e ai diritti e una ecologista che guarda allo spazio lasciato dai Verdi».

E voi?
«Noi lavoriamo in quest’ultima direzione. A fine novembre faremo un incontro programmatico a Bologna».

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