Fonte: Corriere della Sera
di Danilo Taino
Tre economisti che fanno capo al gruppo di ricerca Cesifo di Monaco hanno sviluppato un modo nuovo per dare una dimensione e qualificare la disuguaglianza, tema diventato caldissimo in questo decennio
Per nostra buona sorte, c’è la Lituania: diversamente, l’Italia sarebbe il peggiore di 31 Paesi europei in termini di «disuguaglianza ingiusta». Invece è solo la seconda più ingiusta. In questione non è però tanto una classifica. L’interessante è che tre economisti che fanno capo al gruppo di ricerca Cesifo di Monaco hanno sviluppato un modo nuovo per dare una dimensione e qualificare la disuguaglianza, tema diventato caldissimo in questo decennio, dalle manifestazioni Occupy Wall Street alle analisi di Thomas Piketty. Per superare la controversa e semplicistica comparazione tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri (1% contro 99%) e nella convinzione che non tutta la disuguaglianza sia negativa, Paul Hufe, Ravi Kanbur e Andreas Peichl hanno individuato la disuguaglianza ingiusta. Hanno cioè messo assieme la mancanza di pari opportunità alla nascita con l’obiettivo di avere società senza povertà: e ai due concetti hanno dato lo stesso peso.
La somma che ne risulta è la disuguaglianza non fair: il resto è disuguaglianza dovuta a capacità personali, impegno, colpi di fortuna e vicende varie della vita. Sulla disuguaglianza ingiusta si possono impostare politiche per ridurla, il resto è questione privata. Per le opportunità di partenza, gli economisti hanno ripartito la popolazione sulla base di sesso, background migratorio, istruzione dei genitori e lavoro di questi ultimi. Per quel che riguarda la povertà, hanno utilizzato indici che la misurano in ogni Paese. Attraverso una serie di elaborazioni matematiche, hanno individuato la realtà di ogni singola Nazione e l’hanno confrontata con quella che dovrebbe essere, in via teorica, la disuguaglianza giusta, quella depurata da penalizzazioni alla nascita e stato di povertà. Il risultato è una media europea di disuguaglianza ingiusta pari a un indice 0,029 e pari al 17,6% della disuguaglianza totale (ingiusta e giusta). Per l’Italia, l’indice è 0,063 con una disuguaglianza ingiusta del 31,6%. La Lituania è a 0,066 ma con un peso della disuguaglianza cattiva inferiore, al 27,9%. Al polo opposto, Olanda e Finlandia, entrambe con una quota di ingiusto inferiore al 10% della disuguaglianza totale. È un modo nuovo di affrontare il problema: occorrerà capire come mai l’Italia appaia così ingiusta.