19 Settembre 2024

Secondo l’ultimo rapporto Ocse sullo stato dell’educazione in nessun altro Paese le laureate guadagnano così poco rispetto ai colleghi maschi

Bisognerà una buona volta dirlo senza aver paura di sembrare sgarbate. L’Italia non è un Paese per donne, tantomeno per donne che lavorano, con buona pace dell’articolo uno della Costituzione. Se ancora avevamo qualche dubbio, l’ultimo rapporto Ocse sullo stato dell’educazione lo ha spazzato via. In nessun altro Paese le laureate guadagnano così poco rispetto ai colleghi maschi.
A scuola prendono voti più alti e arrivano in fondo con più determinazione. Ma poi il lavoro non le premia. Anzi. Non che lo svantaggio retributivo sia un’esclusiva italiana, ma altrove la differenza è molto meno drammatica: le donne guadagnano in media il 17 per cento in meno degli uomini. Da noi, invece, poco più della metà: il 58 per cento. Un dato che risente anche della scelta dei percorsi di studio.
Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea in cima alle professioni più pagate ci sono ingegneri e informatici — due profili saldamente in mano agli uomini —; in fondo alla scala, gli insegnanti, che sono per tre quarti donne. I docenti italiani non fanno carriera: al primo impiego sono più o meno in linea con gli altri, ma quando vanno in pensione sono fra i più poveri. Negli ultimi dieci anni il valore reale del loro stipendio è sceso, a causa dell’inflazione, del 6% contro una crescita media nei Paesi Ocse del 4%. Non è necessario essere maliziose per pensare che se da noi continuano a essere pagati così poco è anche perché sono nella stragrande maggioranza donne.

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